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Ma come è possibile... beni per 360 milioni sequestrati a imprenditore a Partinico

Creato il 18 luglio 2014 da Tafanus

Praticamente a questo anonimo tizio di un paesino della Sicilia sono stati sequestrati beni per un mese di "mancetta 80 euro" . O, detto in altri termini, secondo le autorità finanziarie, in Italia il costo totale delle attività criminose sarebbe di 70 miliardi. Quindi questo "picciotto", da solo, varrebbe lo 0,5% del costo della criminalità. Siamo seri... O il picciotto non ha rubato 360 milioni, o il costo della criminalità è ben superiore a 70 miliardi all'anno.

(Ansa).

Quasi un milione per ogni giorno del calendario o, se preferite, quasi due miliardi di lire.  La Direzione investigativa antimafia (Dia) di Palermo, guidata dal capo centro Giuseppe D'Agata, ha infatti sequestrato un patrimonio di 360 milioni riconducibile all'imprenditore Stefano Parra, 47 enne di Partinico, ritenuto da inquirenti e investigatori il collettore degli interessi mafiosi nel territorio, sia nella gestione delle cave, connessa alla commercializzazione delle materie prime dall'attività estrattiva, che nell'aggiudicazione di appalti pubblici.

Il patrimonio sottoposto a sequestro è stato valutato in oltre 360 milioni e comprende tre cave, otto società di capitale con relativi compendi aziendali, due imprese individuali, ventisei terreni, numerosi magazzini, varie abitazioni, tra cui quattro in ville, quattro impianti fotovoltaici, dodici rapporti bancari e finanziari.
Il provvedimento è stato emesso dalla presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto e scaturisce da una proposta del Direttore della Dia, Arturo De Felice mentre la Dia di Palermo sosterrà l'accusa nel dibattimento, susseguente al sequestro.

Parra, già destinatario della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, è stato arrestato il 20 maggio 2000, su provvedimento del Gip del Tribunale di Palermo, perché ritenuto responsabile di appartenere e partecipare a Cosa nostra. In particolare, Parra aveva consegnato circa 5 Kg di esplosivo ed alcuni metri di miccia a lenta combustione a emissari di Cosa nostra. La consegna avvenne, secondo la ricostruzione degli investigatori, presso la cava di Montelepre (Palermo) di proprietà di Leonardo D'Arrigo, ritenuto esponente di rilievo mafia di Partinico e suocero di Parra.
L'esplosivo era stato utilizzato per finalità impensabili: fare brillare una caverna nella quale erano stati occultati i cadaveri di alcuni personaggi assassinati dagli affiliati della famiglia mafiosa di Partinico. Parra, con altri sodali, veniva indicato come colui il quale, nella qualità di socio o titolare di aziende operanti nel settore edile, era in grado di pilotare l'aggiudicazione di appalti pubblici nei comuni di Montelepre, Borgetto e Partinico, attraverso il collaudato sistema della preventiva consegna ai titolare delle aziende, delle buste contenenti le offerte presentate dalle altre imprese che partecipavano alle varie gare d'appalto, violando quindi l'esito finale.

A Parra sono stati contestati numerosi episodi di turbativa d'asta, relativi all'aggiudicazione di appalti pubblici in quei comuni. Proprio attraverso le perizie effettuate sulle buste contenenti le domande di partecipazione alle gare, le intercettazioni telefoniche ed ambientali, i riconoscimenti fotografici, i rapporti di conoscenza e frequentazione con i sodali all'organizzazione mafiosa, sono scaturiti gli elementi di colpevolezza nei confronti di Parra che hanno fatto emergere, secondo investigatori e inquirenti in modo evidente, il ruolo di primo piano svolto dallo stesso nella gestione illecita degli appalti pubblici nell'ambito del mandamento di Partinico, quale anello di congiunzione tra il suocero e l'ambiente esterno.

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