Ma come ha fatto Salini a perdere una battaglia facile come quella dell’acqua?

Creato il 11 giugno 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

Le prime reazioni, dopo il clamoroso, giusto e sacrosanto successo della maggioranza trasversale che ha inchiodato il presidente della Provincia Salini all’acqua, sono di stupore. Salini poteva vincere facilmente la partita della gestione dell’acqua, dopo i referendum; il Pd aveva proposto una legge nazionale sulla società mista e la parziale privatizzazione, parte del Pd aveva votato NO nelle urne dei referendum del 2011. Salini ha talmente varcato il limite dell’ideologia, si è così intestardito in una lotta che pareva valesse la vita o la morte, che ha compattato addirittura Lega Nord e centrosinistra e persino parte di Forza Italia. Quasi un’assemblea costituente contro Salini! Neanche il suo avversario più deciso l’avrebbe mai sperato!

Ma come ha fatto? Solo quattro voti per la sua incredibile ostinazione di opporsi alla società pubblica, alla modifica del Piano d’ambito che contiene quella delibera dell’AATO sulla società mista e sui 20 milioni da sbloccare per le opere urgenti. Doveva saperlo, il Salini, che la Lega Nord ha sempre avuto l’obiettivo di tutelare il patrimonio pubblico: è il partito delle tradizioni, del territorio, anche se poi incappa nei noti problemi. Il progetto di società mista non convinceva nemmeno l’abile ex vicesindaco di Soresina Fabio Bertusi, che osservando i conti, le società in campo e il modello di società mista così come presentato nella delibera dell’azienda speciale Ato non era seguace della religione salinista. Neppure Alberto Sisti, già sindaco di Castelvisconti era molto convinto. E anche altri del centrodestra. Nel 2011 Salini poteva contare sui sindaci di centrodestra di Cremona, Crema, Soresina, Pizzighettone, Castelleone e tanti dubbiosi del Pd. Una larga maggioranza. Invece è riuscito a perdere.

Si possono ricordare addirittura i comunicati di Sel, nell’estate 2011, che contestavano l’ambiguità del Pd. E ora il Pd vince lo stesso, non con i privatizzatori salinisti ma con i referendari. Il Pd, in un calcolo eventualmente machiavellico, poteva scegliere con chi vincere mentre Salini non si accorgeva di perdere contro i referendari.

I quali ormai non vogliono più insistere tanto sui referendum, quanto sulle ragioni di fondo.

Quel 7% da restituire non viene restituito. La prova di forza delle aziende è durissima. Neanche accettano un confronto sui costi finanziari eccessivi per gli utenti.

Ma l’acqua è un bene di tutti, necessario per vivere, tutti vi devono poter accedere senza spendere bollette astronomiche come in Toscana. Giampiero Carotti, numero uno del Comitato acqua pubblica, non si fermerà di certo.


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