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Ma come vivete? Manco da Roma da 5 anni e quando torno non riesco più a parlare coi miei amici. (Precedono riflessioni su urbanistica, geopolitica e pianificazione urbana)

Creato il 22 luglio 2015 da Romafaschifo
Ma come vivete? Manco da Roma da 5 anni e quando torno non riesco più a parlare coi miei amici. (Precedono riflessioni su urbanistica, geopolitica e pianificazione urbana)Quando parliamo di gestione o pianificazione di un territorio spesso dimentichiamo che esso è a tutti gli effetti una questione geopolitica. Questo termine sempre più spesso abusato, ha in realtà una connotazione ben precisa, derivata da decenni di studi di illustri studiosi e intellettuali che hanno cercato, (riuscendoci bene fra l’altro) di darne una definizione chiara e quasi universale1.L’approccio che meglio di ogni altro ne dà una definizione esaustiva è quello della suola di geopolitica di Parigi diretta dal geografo Yves Lacoste. Nella sua definizione la geopolitica è

Quella situazione in cui due o più attori politici si contendono un determinato territorio. In questa contesa le popolazioni che abitano quel territorio, o che sono rappresentate dagli attori politici che se le contendono, devono essere coinvolte in questo conflitto attraverso l’uso degli strumenti di comunicazione di massa2.Dunque la geopolitica non si occupa soltanto delle situazioni di conflittualità tra stati rivali, ma anche di tutte quelle tensioni che nascono all’interno dei confini di ogni singolo stato, per il controllo del territorio e delle sue future evoluzioni. In questa definizione il territorio della città di Roma di certo non è da meno. Gli elementi per un conflitto geopolitico ci sono tutti; alle elezioni (comunali o regionali ad esempio) due o più contendenti cercano di accaparrarsi il potere facendo leva sui cittadini sfruttando i mezzi di comunicazione per raggiungere il loro obiettivo. Non è forse cosi? Quando andiamo a votare siamo spinti a dare la nostra preferenza sulla base di quanto ci è stato promesso in campagna elettore. Il territorio è la causa di un conflitto e il controllo e l’appropriazione del territorio sono le finalità. Chi in fine ha la meglio, tende poi a controllare il territorio mettendo in atto una vera e propria “politica territoriale” che lo modella e lo condizioni (nel bene o nel male).Da ciò si evince il legame stretto tra geopolitica e organizzazione territoriale: dal momento che quest’ultima delinea delle azioni mirate a modificare un territorio sotto molteplici aspetti messe in atto dalle pubbliche amministrazioni.Per entrare nei dettagli tecnici, l’aménagement du territoire, racchiude in se diversi fattori:

  • Lo sviluppo economico
  • L’ambiente
  • Le infrastrutture
  • Le comunicazioni
  • Le attività produttive che utilizzano la terra come risorsa base
Consiste dunque nell’utilizzo giudizioso e ambizioso dello spazio prendendo in considerazione i bisogni attuali e quelli futuri permettendo così uno sviluppo concreto e armonioso del territorio sulla base delle potenzialità in esso esistenti e delle caratteristiche tecniche e socio-economiche dei presenti3.Nella visione francese dell’organizzazione territoriale emergono delle caratteristiche che se applicate alla situazione italiana ci renderebbero un Paese da 10 e lode.L’aménagement du territoire è la ricerca della coerenza che si oppone al disordine, esso punta a ridurre le diseguaglianze tra i territori, ad aiutare gli stessi a sollevarsi dopo un periodo di crisi, a favorire lo sviluppo a lungo termine dei territori e a rendere questi più competitivi a livello mondiale ed europeo. Per rendere tutto ciò possibile sono stati stipulati accordi e leggi già a partire dagli anni Sessanta (era allora presidente De Gaulle). Essi si basano su dei principi fondamentali dai quali l’Italia dovrebbe prendere spunto per le proprie politiche territoriali:
  • Favorire la diffusione e la sostenibilità delle principali città francesi e degli spazi urbani
  • Sviluppare politiche che promuovano l’innovazione dei territori
  • Incoraggiare lo sviluppo della tecnologia digitale
  • Illuminare la classe politica sulle evoluzioni demografiche, economiche, sociali dei territori
  • Migliorare l’attrattiva dei piccoli centri e delle località rurali
  • Valorizzare gli spazi nelle sfide demografiche e climatiche
  • Aiutare i territori nelle loro trasformazioni economiche nel contesto della globalizzazione4
Chiunque sia stato in Francia (salvo Parigi che è un caso a se) avrà potuto ammirare la messa in opera di questi principi.E l’Italia?Per quanto riguarda lo Stato Italiano la pianificazione territoriale si è svolta a partire dal secondo Dopoguerra nell’ambito della Pubblica Amministrazione.L’enciclopedia Treccani definisce Pianificazione Territoriale l’organizzazione di tutti gli elementi di un territorio in connessione con le politiche di sviluppo economico, di cui promuove l’adeguamento degli effetti sullo spazio fisico ai principi di sostenibilità, equità e giustizia sociale5.LE DIFFERENZE TRA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E URBANISTICAOggi giorno in Italia vengono sempre più spesso confuse la pianificazione territoriale con l’urbanistica; in realtà le due cose hanno ben poco in comune: l’urbanistica si occupa di spazio urbano e non tiene quasi mai conto della sfera economica, culturale, sociale, geografica, etc…Questo avviene perché in Italia la pianificazione territoriale non è mai stata oggetto di un attento studio di analisi a livello interdisciplinare, tanto che spesso si è venuta a confondere con l’urbanistica. Queste due discipline possono anche intersecarsi fra loro ma non sono certo la stessa cosa. PERCHE' IN ITALIA NON FUNZIONAAltra cosa da sottolineare è che la pianificazione territoriale prevede una serie di fasi decisionali che si succedono nel tempo, che vanno al disegno fisico e spaziale del territorio, agli stanziamenti economici necessari all’attuazione dei piani. Purtroppo in Italia dei veri piani territoriali non sono mai esistiti. Le cause che hanno portato al malfunzionamento delle politiche territoriale sono state:
  • La mancanza di un approccio strategico
  • La mancanza di integrazione con le politiche economiche
  • La mancanza di partecipazione democratica
  • L’eccessiva rigidità e burocraticità del processo di ideazione e attuazione del piano
  • L’eccessiva lentezza della procedura di formazione e attuazione
  • La mancanza di competenze
A colpo d’occhio risulta evidente che le pecche nel nostro sistema di pianificazione sono da attribuire innanzitutto all'assenza d’un quadro istituzionale che le rendesse possibili, e quel poco di istituzionale esistente era del tutto incoerente e obsoleto con i nuovi bisogni di un territorio e una società che si evolvono a ritmi sostenuti6.Aggiungerei inoltre un elemento altrettanto importante: l’assenza di una partecipazione democratica da parte dei cittadini alle decisioni prese in ambito territoriale. Per democratica si intente che la comunicazione tra la classe politica e i cittadini dovrebbe essere resa il più chiara possibile, poiché le informazioni dovrebbero poter essere fruibili da tutti e da tutti elaborate.Ed è proprio su questo ultimo punto che ci tengo a insistere; il discorso sulla mancanza di un’educazione democratica in Italia è lungo e controverso ma ciò che salta immediatamente agli occhi e che la maggioranza della popolazione è completamente mal informata su quali siano le decisioni della classe politica (non eletta per altro). Se riflettiamo attentamente sulla definizione di geopolitica dataci da Lacoste, capiamo immediatamente l’importanza di un’informazione libera e non sottomessa ai vari attori politici, per poter prendere le giuste decisioni al momento di scegliere il nostro rappresentante territoriale. ROMA CASO EMBLEMATICOIl caso romano è illuminante in quanto non solo siamo di fronte alla capitale di un Paese europeo, ma essa rispecchia la realtà italiana nel suo complesso (con le dovute eccezioni, si intende). Se la pubblica amministrazione romana rispettasse alla lettera i precetti di un’adeguata organizzazione territoriale avremmo una città i cui servizi primari verrebbero garantiti, invece siamo costretti ad assistere a degrado e malcostume che si intrecciano in una relazione pericolosa. I problemi della capitale sono sotto gli occhi di tutti e sono tutti quanti frutto di una pessima gestione del territorio perpetuata da una classe dirigente impunita. Affinché la situazione romana cambi in meglio sarà necessario un cambiamento radicale in primo luogo delle abitudini dei suoi abitanti. Un miglioramento del sistema scolastico ed educativo in questo senso sarebbe utilissimo, così da formare futuri cittadini responsabili e coscienziosi, ma ahimè questo compito spetterebbe ad un giusto governo che a giudicare dalle riforme scolastiche portate avanti negli anni, tanto da destra come da sinistra, non ha alcun interesse a coltivare dei cittadini modello. SENZA VIA D'USCITA?Potrebbe sembrare, in effetti, un cane che si morde la coda, ma forse una speranza c’è: la nostra speranza restano i giovani che navigano in rete e che hanno accesso alla stampa estera, ai blog, e a mille altre fonti di informazione alternativa. Questi cittadini, presa coscienza dei torti subiti, saranno in grado di reclamare che i propri diritti vengano rispettati.Con l’intento di rendere questo scritto il più accademico possibile mi sforzo di non emettere giudizi al riguardo ma fornire informazioni e dati che possano essere utilizzate da un servizio di informazione pubblico e libero per rendere i cittadini più consapevoli. Negli anni passati in Francia ho assorbito molto della cultura francese, ma la cosa che di certo amo di più di questo popolo è la loro consapevolezza riguardo ai loro diritti e doveri. A riguardo gli italiani hanno ancora le idee molto confuse. PARLANDO DI COSE CONCRETEPer farvi alcuni esempi: sono tornata a Roma nel mese di maggio. Mancavo da un anno e mezzo quindi la nostalgia di casa era tanta. Non vedevo l’ora di passeggiare un po’ per il centro, ma con amara delusione ho trovato la città in condizioni catastrofiche. Non ero ancora stata in Via dei Fori Imperiali da quando è stata resa pedonale ed ero veramente curiosa di vederla: che delusione! Era coperta di spazzatura dall’inizio alla fine. I miei occhi e forse anche la mia sensibilità estetica non sono più abituate al brutto e allo sporco. In Francia anche il più misero e minuscolo parco è curato alla perfezione: l’erba è sempre tagliata, non ci sono cartacce, bottiglie e plastiche in giro, i giochi dei bambini sono puliti e funzionanti, le panchine sono fruibili (ovvero non coperte di lercio o rotte). Mi sono chiesta se non ci fosse qualche sciopero della nettezza urbana perché tutto quel disastro mi è sembrato un’esagerazione. A Roma siamo sempre stati un pochino sciatti, ma quello che avevo davanti era Calcutta all’ora di punta. Ad ogni modo ho proseguito il mio giro. Mi avevano avvisato che c’erano problemi sui mezzi pubblici e quindi ho evitato, tanto volevo passeggiare e godermi la città! Sono andata a prendere un gelato in Piazza Montecitorio. Ormai sono abituata alle buone maniere francesi: quando entro in un posto dico buongiorno e vengo ricambiata da un dolce sorriso e da un’estrema cortesia. Quello che invece mi è toccato subire è stato un cameriere estremamente sgarbato e grezzo che ci ha chiesto con tono pittorescamente romanaccio “Che prennete?” Basta cosi, né un salve, né un grazie… Quando mi ha portato la coppa di gelato l’ha quasi lanciata sul tavolino dicendo “Tiè!” Ebbene sì, ero tra lo stupito e il divertito perché non potevo credere alle mie orecchie. E quel gelato l’ho pagato la bellezza di 7 euro… Il giro è continuato e tutto ciò che potevo notare era lo sporco e il degrado ovunque mi girassi. Mi sono saltati agli occhi i numerosi palazzi imbrattati con scritte senza senso. Ricordo che mi infastidivano già 8 anni fa, ma poi me ne ero dimenticata perché in Francia le puoi trovare in Banlieue, ma non di certo sui muri di palazzi storici, o nel centro città. Per non parlare dei venditori abusivi di cianfrusaglie ad ogni angolo, dei bancarelli dei panini che devastano la vista dell’intera città. Tutto questo solo visitando il centro di Roma; molti amici che non vedevo da tempo abitano sparsi nella periferia ma ho dovuto gentilmente declinare i loro inviti: l’idea di girare per la Tiburtina, o a Largo Preneste, o in Via Tuscolana di sera non mi attraeva affatto. La sera ho incontrato dei conoscenti a cui ho chiesto cosa stesse capitando a Roma, dato che la situazione era decisamente peggiorata negli anni. LA GENTE NON PERCEPISCE COME ANORMALE IL CONTESTO IN CUI VIVELa conversazione è stata illuminate poiché ho capito che per loro tutto questo era la normalità. “Roma è cosi, che ci vuoi fare?”. Mi sono sentita estremamente a disagio: anche se sono cresciuta con queste persone e manco da casa da soli 5 anni, I nostri mondi sembrano essere agli antipodi. Quarantenni, sposati o perfino già separati, con figli, per lo più disoccupati o che “s’arrangiano”, senza un briciolo di prospettive e di visioni. Al paragone mi sono sentita molto vecchia, visto che da anni la birra con gli amici il sabato sera non è in cima alle mie priorità, e nemmeno lo è il tatuaggio o altre sciocchezze adolescenziali. Io sono andata avanti mentre le loro vite sono ferme allo stesso identico punto di 10 anni fa, in alcuni casi sono addirittura retrocesse. Non so dirvi di chi sia la colpa ma se avessi potuto registrare le conversazioni e mandarle in un programma comico avrei avuto un successone. MI HANNO FATTO SENTIRE... SNOB!Mi sono sentita una snob! Io parlo italiano, loro romano; io parlo di politica, loro della partita, io sto male per la crisi in Syria; loro intonano cori razzisti. Sono scappata via con un enorme peso… Sono assolutamente certa che i romani non sono sempre stati cosi; molti dicono che è la povertà a portare ignoranza, ma io non lo credo affatto e altre crisi del mondo non lo dimostrano, anzi dimostrano il contrario. Ci sono persone che si portano dentro un’enorme pigrizia: quando provo a spiegare a qualcuno cosa sta accadendo al mondo la risposta che più spesso mi viene data è: “preferisco non sapere, tanto non posso farci nulla”. Questo atteggiamento è adottato anche nei confronti dei fatti che li toccano più da vicino. Anche per le questioni relative alla città ed al suo sviluppo. Come si fa ad essere solidali con i profughi della Syria se non si è solidali con i propri stessi concittadini? Ribadisco che in questo c’è un problema sostanziale di cui è complice il governo, che vuole e lavora per avere come cittadini degli stupidi. 1Dico quasi perché sul tema sono stati scritti migliaia di volumi e non trattandosi di una scienza, non vi è una visione unanime della questione “geopolitica” 2Lacoste Y, Dictionnaire de géopolitique, Flammarion, Paris, 1994 3Bettoni G, Geopolitica e comunicazione, Franco Angeli, 2012 4DATAR, Plan d’action 2010/2012, pubblicazione giugno 2010 5Definizione consultabile al link: http://www.treccani.it/enciclopedia/pianificazione-del-territorio/

6Archibugi F, La pianificazione territoriale: la funzionalità del quadro istituzionale ai vari livelli, 2° congresso nazionale di architettura, Roma, 1981

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