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Passato anche a Fidenza il tempo dell'abbondanza, che per le amministrazioni comunali del tempo voleva dire fare debiti (ad esempio accendere mutui per comperare una parte delle torri in p.zza stazione), oggi -e ci tocca- è il tempo della crisi: 43 milioni di euro di debito ereditato dalle precedenti amministrazioni di sinistra, taglio netto dei finanziamenti statali, commercio ed attività produttive, a partire dall'edilizia, in sofferenza.
Non dico nulla di nuovo ma per Fidenza, finito il tempo dell'espansione territoriale, occorrono progetti e linee di azione per il recupero e la valorizzazione del centro storico al fine di garantirne l'integrità culturale e, per ridare identità urbana a tutta la città, la riqualificazione dei nuovi quartieri periferici.
Ma poi, e soprattutto, occorre trovare per subito idee per far vivere, cioè rianimare Fidenza attraverso quei motori culturali, artistici e gastronomici ampiamente simbolici; penso a Verdi, all'Antelami, alla moda, al culatello, al parmigiano-reggiano, alla via Francigena ma anche agli spunti storici e biografici che Ambrogio Ponzi ogni tanto pubblica sul suo blog.
In conclusione, se davvero citando Einstein "è dalla crisi che emerge il meglio di ognuno", a noi tocca; la situazione in prospettiva sembra peraltro propizia, penso all'Expo milanese, per un flusso nuovo e costante di turismo gastronomico-culturale. Ma il punto, il perno sul quale gira l'onda di queste massicce carovaniere gastronomiche-culturali, non sono soltanto le cose, i luoghi, i musei ma anche una puntuale e mirata comunicazione aiutata da un marketing che profumi di originalità.
Insomma, costruire e rielaborare (quali strumenti, quali progetti) con chi ci vuol stare, una cultura dello sviluppo che assuma i limiti ambientali e culturali come prerogativa di una nuova modernità e di una reale e duratura crescita, misurando le politiche di governo urbano attraverso la loro capacità di contribuire a realizzare una città migliore, questa la sfida contro i nuovi Ali Babà della politica fidentina.
Buona giornata.
(cp)
Albert Einstein in merito alla crisi, ecco che cosa affermò "Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere 'superato'. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza. L' inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla." (tratto da “Il mondo come io lo vedo”1931). http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane