Ho letto nella rete un appello per non cancellare nientepochedimeno la “cultura del Sud” (sic!). Cultura che poi viene declinata a una manciata di scrittori nati a Sud, ma vissuti altrove magari, a Milano, a Firenze o a Roma, quindi scrittori che del Sud hanno sì e no conservato forse la memoria e un po’ di nostalgia.
E sì perché per questi signori dello spirito credono che la Cultura, quella con la “C” maiuscola si preserva se viene erogata nei cosiddetti programmi scolastici senza chiedersi se esiste realmente una “cultura del Sud”. Cultura intesa in senso libresco, cultura della pagina scritta, cultura puramente letteraria o paraletteraria. Perché poi a veder le cose più a fondo, di tutto il resto, a questi emeriti signori che credono di farsi grandi per aver elogiato la loro piccineria, non “li può frega’ de meno”. Anzitutto non interessa loro i viventi, quelli che per varie e inenarrabili ragioni sono stati costretti a partire dal Sud per trovare una diversa collocazione, e anche un diverso interlocutore. Di questi scrittori viventi meglio non preoccuparsi. E poi a che scopo? Non portano gloria agli estensori di questi pseudo appelli.
Già perché io di questi nobili estensori, anche se non conosco i volti e i nomi, conosco di che di pasta son fatti. Sono quei piccoli intellettuali di paese che scrivono sui gazzettini comunali, che amano formare i circoli esclusivi, che ogni giorno riempiono la loro esistenza di vuote parolone, che amano promuovere convegni per parlare del poeta nostrano morto cento anni fa e che nessuno ricorda, sono quelli che amano discettare sulla morte del romanzo, sulla morte dell’arte, e che ogni giorno vanno ripetendo che non nascono più gli scrittori di una volta. E sono quelli che a modo loro, e magari involontariamente, costringono tanti uomini e donne di valore a lasciare la loro terra perché soffocati da quel clima stantio, da quell’ambiente asfittico e surreale.
Ma di quale cultura del Sud andate cianciando, signori miei? La cultura è ben altro, e forse a voi neanche è giunto il sentore. Non confondete il fatto che ci sono quattro o cinque scrittori nati casualmente a Sud con la cultura. Preoccupatevi piuttosto di salvaguardare quel poco patrimonio archeologico che è rimasto, di incrementare le biblioteche comunali lasciate in balia della muffa, di non lasciare che i vostri figli siano costretti ad andare altrove per respirare un’aria un po’ più sana, e lasciate soprattutto che siano i vostri figli a decidere le loro letture e non i programmi scolastici che anziché incentivare la lettura di autori meridionali finiscono con il mortificarla