Dicono che per quanti sforzi si faccia per restituirlo alla sua versione originale non si arriverà mai da nessuna parte, perché è impossibile provare a ricostruire un testo perfetto che non esiste o non esiste più.
Dicono che non ci si può fare proprio niente, perchè lo stesso James Joyce continuò a correggerlo e ricorreggerlo senza sapere più, a un certo punto, cosa aveva davvero tra le mani.
E comunque c'è poco da fare, tanto è un libro che è un'impresa leggere, lasciato lì anche da alcuni dei più grandi estimatori. Lo stesso Hemingway si sperticava in lodi ma lo lasciò dopo poche pagine.
Chissà quante cose si può dire e non dire dell'Ulisse di Joyce. Tutto questo, tra l'altro, me lo rende quasi divertente.
Tuttolibri ha parlato recentemente della nuova edizione proposta dalla Newton Compton, proponendo il confronto tra il suo incipit e quello della classica traduzione di Mondadori, una cinquantina di anni fa.
Così cominciava quest'ultima:
Solenne e paffuto, Buck Mulligan comparve dall'alto delle scale, portando un bacile di schiuma su cui erano posati in croce uno specchio e un rasoio. Una vestaglia gialla, discinta, gli levitava delicatamente dietro.
E così comincia la nuova traduzione:
Statuario, il pingue Buck Mulligan spuntò in cima alle scale, con in mano una ciotola di schiuma su cui giacevano in croce uno specchio e un rasoio. La vestalia gialla, slacciata, era lievemente sostenuta alle sue spalle dall'aria delicata del mattino.
Ma di quale libro stiamo parlando?