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Ma la LIS è scuola?

Creato il 21 febbraio 2015 da 19stefano55

Sono appena rientrato dalla chiusura settimanale del corso, ma facciamo un passo indietro.

Dalle emozioni che si erano manifestate nei primi 10 giorni, con il passar del tempo e il succedersi di diversi docenti (uomini e donne, sordi e non) si è creato una normale frammentazione del gruppo allievi, determinata dalle capacità di apprendimento, età, esperienze pregresse e probabilmente situazioni di disagio.

Io non sono più il tal personaggio e anche per me le persone assumono caratteristiche diverse. Le giovani donne vanno viste come figlie, le quarantenni come donne con compagni e …basta.

Quando ho detto che mercoledì erano le ceneri, ma molte son vegetariane, mi hanno ascoltato un paio ma  per cortesia.

Nessuna tradizione o credo religioso oggi è parte preminente del vissuto, si va in Chiesa anche in  discreto numero ma non è argomento degno di attenzione.

Non ho figli piccoli, ne acquisti da fare e per mangiare ho i miei 2 pezzi di pizza per i 2 euro quotidiani e così il mangiare per me è uscire dal gruppo e andare in pizzeria e alla lunga è uscire anche dalle relazioni.

Un docente ci ha bucati dentro collegando l’ascolto della musica ai segni, ma erano segni a specchio con poca nostra consapevolezza, ma che piacere ondeggiare, esprimere con le mani qualcosa che vibrava nelle orecchie.

Orecchie è qui la demarcazione….sono gli occhi, oltre che i ritmi delle dita (le mie anchilosate e scoordinate) ad essere la loro arma e mi accorgo cosa non vedo e potrei vedere.

Certi docenti si comportano come se fossimo a scuola (forse sono in torto io dovendo prendere una qualifica, ancorchè ricadente nella 845/78 leggete bene del 1978). Avranno pure modificato qualcosa ma è lei ancora la regina legislativa della formazione professionale. Possibile che la formazione che è il perno dell’innovazione, sia retta ancora con uno scenario di 36 anni fa?

Il corso è disomogeneo per età, competenze, obiettivi , esperienze pregresse e sentire la parola bocciato mi ha fatto una certa impressione.

La comunità dei sordi deve, a mio avviso, investire su questa formazione, ma diventare “amica” di noi eterogenei allievi e solo con la loro pazienza e voglia di conoscerci e comunicare (dobbiamo entrare in sintonia, io ho sempre visto e ascoltato, senza rendermene conto di queste azioni) forse potremo ampliare i loro diritti e migliorare il nostro apprendimento.

Avete capito che dopo 120 ore su 550 sto perdendo qualche architrave…ma “memoria” è la parola che ho ascoltato con più frequenza quotidiana e per tanti motivi, la mia è modesta.



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