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Banana (Italia 2015) Regia: Andrea Jublin Sceneggiatura: Andrea Jublin Cast: Marco Todisco, Beatrice Modica, Anna Bonaiuto, Giorgio Colangeli, Camilla Filippi, Gianfelice Imparato, Giselda Volodi, Andrea Jublin Genere: italo-brasileiro Se ti piace guarda anche: Maicol Jecson, Incompresa
Benvenuti amici sportivi e amici cinefili a questo appuntamento incredibile. Pensieri Cannibali parla di un film italiano. Uno di quelli piccoli. Uno di quelli semi amatoriali. Uno di quelli che di solito si rifiuta anche solo di sentir nominare. Un evento davvero da non perdere. Banana. Già solo il titolo lo dovrebbe far scappare a gambe levate, come una squadra di dilettanti di fronte alla Juventus 2014/2015 pigliatutto e invece no. Dopo aver visto il simpatico trailer, il solitamente vile Cannibal Kid ha deciso di affrontare con coraggio la sfida contro il cinema italiano. Cercando di superare la sua credenza che quasi tutti i film nostrani fanno schifo. Come un calciatore brasiliano, ha scelto di rischiare. Riuscirà a vincere? Spunterà almeno un pareggio? Se lo piglierà in quel posto?
A dare il calcio d'inizio è un ragazzino che non sembra proprio il miglior giovane attore del mondo. Però fa simpatia. I bimbetti nei film e nelle serie tv si fanno odiare spesso e volentieri. Faccio solo un esempio a caso: Carl di The Walking Dead. Lui invece no. Gli amici, o meglio i non tanto amici del campetto di calcio lo chiamano Banana, per via del suo piede non proprio preciso sotto porta. Solo che lui non si sente il Banana. Lui si sente il Brasiliano. Da qui nasce una profonda riflessione sull'identità, su come percepiamo noi stessi e su come ci percepiscono gli altri...
Nah, nessuna riflessione profonda. Banana è un film leggero e gradevolissimo, che però senza nessuna grossa pretesa o senza alcuna arroganza riesce a dire molte più cose di tanti pretenziosi mattonazzi d'autore. Minuto dopo minuto, l'inizialmente diffidente Cannibal Kid fa cadere le sue difese e rimane sempre più coinvolto nella storia del Banana, pardon del Brasiliano. Sarà che per lui è facile ritrovarsi in quel ragazzino che al campetto di calcio non fa faville e che si innamora di una tipa troppo figa per lui.
Finito il primo tempo, il Banana ha messo a segno un paio di reti. La prima è una battuta tra le più memorabili sentite quest'anno, fatta da una ragazzina emo al protagonista: “Banana, bella 'sta maglia. Me la presti che devo fare una figura di merda?”.
La seconda è la storiella sentimentale raccontata che, nella sua semplicità, riesce a essere tremendamente realistica e lontana dalla concezione “mocciosa” dell'amore. Banana è un film positivo, ottimista, eppure anche con una certa crudeltà di fondo.
Nel corso dell'intervallo, mentre ci godiamo un tè caldo, c'è però pure tempo per qualche riflessione critica. I livelli di recitazione del film non sono certo eccelsi. C'è qualche faccia già nota, come il democristiano della serie 1992 Gianfelice Imparato nei panni del padre del Banana, il preside interpretato da Giorgio Colangeli già presente in Braccialetti rossi, la caruccia Camilla Filippi vista in non so bene cosa ah sì ne La meglio gioventù e in qualche fiction qua e là, e poi c'è Anna Bonaiuto nella divertente parte della prof cinicissima. A dirla tutta, i loro personaggi rimangono però un po' troppo sullo sfondo. Le luci dello stadio sono puntate soprattutto sui due protagonisti: il giovanissimo Marco Todisco e la caruccissima Beatrice Modica. Non dei fuoriclasse, ma nella loro recitazione ingenua e alle prime armi risultano convincenti come teenager, o meglio tween, qualunque. Sarà forse perché sono teenager, o meglio tween, qualunque?
Nel secondo tempo la pellicola dimostra di avere un po' il fiato corto. Le buone intuizioni della prima parte di gara non vengono messe del tutto a frutto e Banana punta più che altro a difendere le reti messe a segno all'inizio. E va bene così. Il film dura poco, meno dei 90 minuti di una partita, e, pur non riuscendo a essere esaltante e spassoso quanto un film simile come Maicol Jecson, senza strafare porta a casa il risultato.
Banana alla fine batte Cannibal Kid per due reti a zero. Così come il film ci mostra che non tutte le persone fanno schifo, Banana è la dimostrazione che non tutte le pellicole italiane fanno schifo. Che poi chi l'aveva messa in giro questa voce? Lo si ami o lo si odi, il cinema italiano, pur con tutti i suoi limiti e i suoi difetti (penuria di sceneggiatori e interpreti non sempre all'altezza, tanto per dirne un paio) è tra i più vitali oggi in circolazione, ma è meglio non dirlo troppo forte, soprattutto qui dalle parti esterofile di Pensieri Cannibali. E nemmeno a quegli antipatici dei fratelli Coen presidenti di giuria al Festival di Cannes 2015.
Amici sportivi e amici cinefili, per questo incontro è tutto. A voi auguro una buona serata mentre a te, Cannibal Kid, auguro di goderti questa sconfitta!
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