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Ogni tanto mi piace inventare qualche titolo atipico per attirare l’attenzione del lettore. Poi, magari, mi becco diversi accidenti, ma intanto qualcuno a scuriosare l’ho fregato. In questo caso trattasi di vedere dove sta andando il giallo in generale. Così, di getto, senza farla troppo lunga. E un po’ con quello spirito lottiano che si era addormentato tra le braccia del nipote (i nipoti ammorbidiscono).
Dopo cinquanta sfumature di grigio, di nero e di rosso siamo tutti lì ad aspettare la nuova ondata di porno per signore con altrettante sfumature di nuovi colori. Io nel frattempo ho buttato giù una specie di canovaccio su Il batacchio infernale, presentato proprio in questo blog, e già fioccano le richieste come gli avvisi di garanzia.
C’è il gialletto rosa senza porno che sta spopolando e di cui ho già parlato per ogni dove. Dunque potete saltare la lettura. In breve Liala è entrata dirompente nel romanzo poliziesco e ha dipinto di rosa tutte le sue pagine. Basta andare in giro per librerie. Un fenomeno nuovo che non mi sconfinfera ma di cui bisogna prendere atto. Chi vuole vendere inserisca subito nelle sue storie un bel numero di miscele erotico-sentimentali con «il batticuore, il sussultino, lo sguardino birichino, il contattino frementino, il sospirino struggentino, il sognino spintarellino con risveglino sudatino» ed il gioco è fatto.
Poi abbiamo il giallo verde, quello di denuncia ambientale che può pure andare bene (si scrive di tutto) ma che trovo un po’ forzato. Mi pare che si dia al genere troppa responsabilità e spesso la denuncia è una specie di predicozzo mascherato. A rimetterci il giallo e il verde (salvo eccezioni).
Poi ecco il giallo storico in cui siamo proprio bravini, via. Qui non c’è da prendere lezioni da nessuno che, anzi, le diamo. Dico, rispetto agli autori stranieri. Torna in libreria il ciclo completo di nove romanzi della Mondadori, nati con l’obiettivo di raccontare le migliori storie legate all’Impero Romano. Qualche nome: Salvatori, Forte, Marcialis, Pietroselli ecc… E poi altri indimenticabili autori anche di altre case editrici come Montanari, Leoni, Vichi, De Giovanni, Debicke (la Debicche) e, insomma, se vi dico che siamo bravi, credetemi (ovvia!).
Poi arriva il giallo giallo, quello vero. Il Giallo Mondadori (la passione è passione e un po’ di sviolinata ci sta pure bene) che, con il nuovo corso forzato o forzuto (da Forte), sta dando delle belle soddisfazioni ai suoi aficionados. Avete visto che roba!. Di solito snobbati anche i racconti interni si stanno facendo via via sempre più interessanti. E allora un grido esce spontaneo dal petto «Forte!, Forte!, Forte!, Forte!, Forte!, Forte!, Forte!» (sono insieme a Jonathan mentre scrivo).
Accanto al giallo, quello vero, due riviste a solleticarci il gusto di leggere e di scrivere. Parlo di Sherlock Magazine e di Writers Magazine. Un invito delicato ai miei fedeli lettori espresso con l’abituale classe che mi contraddistingue «Abbonatevi, brutti stronzi!».
Poi ci sono i gialli neri, quelli tutto sangue e sperma che mamma mia bella fanno solo paura a vedere le loro copertine (ora vanno di moda i bulbi oculari), ma mi pare che stiano calando di intensità. Ho l’impressione che la gente sia un po’ stufa del “troppo” che cola da tutte le parti. Anche delle tasse, per dirne una. Buona riuscita il giallo “visionario” con il personaggio principale che “sente” e “vede” cose che ai normali non è dato di vedere e sentire. C’è chi parla addirittura con i morti. Aspetto con ansia chi ci vive anche insieme. Gialletti pulp in aumento. Letto qualche libro di autore italiano che cerca di seguire le orme di Gischler. Niente male ma ci vuole più coraggio nell’imbastardire la trama e, soprattutto, il linguaggio che rimane troppo “pulito” per questo genere. La parola, che in altri ambiti va rispettata e trattata con garbo, qui dovrebbe essere presa a calci in culo e buttata per terra (facile a dirsi, eh!).
Poi ci sono gli autori tipo Pupo e Corona e ho già detto tutto. E insieme a questi una montagna di stronzate che nemmeno il sottoscritto sarebbe capace di buttar giù pur con tutta la sua buona volontà e la sua innegabile perizia (a scrivere stronzate, voglio dire).
Poi c’è la spy-story con Segretissimo che ha ripreso a volare, soprattutto per merito di Stefano Di Marino. A vederlo in foto con pugnali e mitragliette addosso ti viene pure la voglia di dargli un cazzottone in testa (però, occhio, a filare via subito) ma a leggerlo vorresti pure baciarlo (per chi ha fegato).
Poi ci sono quelle recensioni che a dar retta a loro il livello di qualità dei prodotti letti sarebbe sempre eccellente, eccezionale, entusiasmante. Da favola. Mai un piccolo calo, mai un abbiocco. Di solito il recensore (maschio o femmina che sia) è sull’onda dell’estasi per avere incontrato l’autore (maschio o femmina che sia), un tipo tanto a modino, carino, pulitino, stiratino, alla manino, per niente boriosino (ci credo è alla sua prima opera) che senz’altro diventerà un punto di riferimento nel panorama letteral-giallistico del nostro paese e mi par di assistere alla scena di quella santa che vide la Madonna. Poi ci sono le interviste e una su mille cela fa (a non rompere).
Poi c’è il nipotino Jonathan che cresce a vista d’occhio e si sta dotando di una dialettica sempre più disarmante insieme ad un bagaglio scientifico bello corposo. Nonno «Perché hai dato un pugno a quella bambina?» - Nipote «Nonno, non era un pugno, era un cazzotto»; Nonno «Perché hai buttato in terra le penne?» - Nipote «Perché nonna mi ha detto di non buttarle». Siamo a letto insieme. Scoppia un temporale e si sente lo schianto di un fulmine. Nonno (tanto per creare un’atmosfera di bambinesca tensione) «Un mostro in cielo! Un mostro in cielo! Tutti sotto le coperte!» - Nipote «Nonno, non è un mostro, è un tuono».
Ma allora ditelo! [Fabio e Jonathan Lotti]
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