La saga Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo di Rick Riordan probabilmente porterà un bel po’ di ragazzini a leggere mitologia greca. Se cadranno sul libro sbagliato, tipo quello di Robert Graves, fuggiranno per non tornare più. Il testo di Graves, con la mitologia raccontata in tutti i dettagli delle sue fonti e delle sue varianti, è esattamente il libro giusto per scoraggiare chi cerca un approccio divertente, specie se si tratta di un lettore giovane.
Molti snob letterari pensano che questi libri, quelli per ragazzini e/o il genere fantasy, non valgano nulla. Non so a voi, ma a me è capitato di vedere articoli seri che dividevano i lettori in lettori forti, medi o deboli a seconda di quanti libri leggono in un anno, e di veder escludere dal calcolo dei libri letti i manuali di cucina (e sono d’accordo, quelli in genere si consultano volta per volta, non è davvero lettura), i testi scolastici (e qui già inizio a dissentire, saranno anche letture obbligate ma concorrono a formare la cultura) e pure i fantasy. Mi piacerebbe discutere con chi ragiona così, per sapere cos’hanno i fantasy che non vanno per non essere considerati. Leggere un romanzo di Robert Jordan è più impegnativo (in termini di tempo senza dubbio, ma secondo me hanno anche un contenuto molto più ricco) che leggerne sei di Amelie Nothomb, perché i romanzi della Nothomb dovrebbero valere e quelli di Jordan no? E il fantasy è letteratura, basti pensare a opere come I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, La fattoria degli animali di George Orwell o Il visconte dimezzato di Italo Calvino per non avere dubbi. Ci sarà critica sociale, ci sarà uno spaccato della realtà, ci saranno tutti i messaggi che volete, ci sarà anche una capacità di scrittura notevole, ma la trama è fantasy, e se tutte queste caratteristiche non vengono viste da buona parte della critica in opere come i romanzi di Silvana De Mari, Guy Gavriel Kay, Robert Jordan, George R.R. Martin, J.K. Rowling e di un bel po’ di altri bravi scrittori è solo perché la critica non si degna di leggerli, e quelle poche volte che lo fa lo fa con i paraocchi.

Dopo aver letto L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera ho letto L’arte del romanzo, sempre suo, lettura che mi ha portata a Jacques il fatalista e il suo padrone di Denis Diderot. Ma il libro di Kundera non è fantasy! Vero, intanto io un bel po’ di anni fa ho scoperto il gusto di passare da un libro all’altro e partendo da un’opera contemporanea sono finita su un romanzo di fine ‘700, scritto niente di meno che dall’autore dell’Encyclopédie. Ma anche Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas l’ho letto perché piace ad Arturo Pérez-Reverte, che lo cita ripetutamente nei suoi libri.

Il mondo incantato di Bruno Bettelheim l’ho scoperto da mamma, prendendolo nella sezione di pedagogia della libreria, e l’ho letto pensando alla mia bimba. Poi però l’ho riletto pensando alla narrativa fantasy, e il libro reggeva altrettanto bene. A volte ci sono discorsi che possono essere universalizzati, e le contaminazioni fra fiabe e fantasy sono parecchie. Fra l’altro ricordo un paio di saggi di Silvana De Mari e uno di Ursula K. Le Guin molto interessanti, al di là del fatto ch a me piacerebbe riunire in un saggio gli articoli e le interviste di Guy Gavrel Kay.
Dopo aver letto Il castello d’acciaio di Lyon Sprague de Camp e Fletcher Pratt sono passata aLeggende e miti vichinghi di Gianna Chiesa Isnardi. Non cito neppure tutti i libri di mitologia greca che ho letto, non riesco a collegare l’interesse per quella mitologia a nessun libro in particolare, perciò su tutti gli altri libri di mitologia (a parte La luce della notte di Pietro Citati, che non posso proprio ignorare per quanto è bello) ora sorvolo. E Citati mi ha portata a leggere un romanzo di Paola Capriolo, Qualcosa nella notte.

Tornando alla McCullough, i suoi libri sulla saga di Roma (I giorni del potere, I giorni della gloria, I favoriti della fortuna, Le donne di Cesare, Cesare. Il genio e la passione, Le idi di marzo, Cleopatra) mi hanno portata a leggere La grande storia di Roma e Cesare. Il grande giocatore di Antonio Spinosa, Gaio Mario di Giuseppe Antonelli, il De bello civili di Caio Giulio Cesare, La guerra giugurtina e La congiura di Catilina di Gaio Sallustio Crispo e Il processo contro Verre di Marco Tullio Cicerone.
Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti… di Giorgio Vasari mi sono finite in mano parecchie volte, e non solo per l’Università. Per esempio ho letto la biografia di Filippo Lippi dopo aver letto Lo stralisco di Roberto Piumini in una vecchia edizione che comprendeva anche Filippo a Prato.

Su Michelangelo Buonarroti ho letto un bel po’ di saggi e romanzi, ma la cosa non fa testo visto quanti libri incentrati sull’arte leggo, ma se ho letto la biografia Il magnifico. Vita di Lorenzo de’Medici di Antonio Altomonte è grazie a Il tormento e l’estasi di Irving Stone.
