Credevo di aver limitato il problema ai nervi a distanze "dignitose", e che almeno una mezza me la potessi godere senza troppi patemi. Ma mi sono sbagliato, di grosso.
Dopo due intense (per essere gennaio) sedute di bici, una in pianura, massacrato da Eugenio e Alan, di cui ho gia' parlato, sabato ho replicato, su per la Val di Zena, con altri triathleti della Polisportiva. Ovviamente nessuno sarebbe venuto a Crevalcore per la mezza cosi' hanno pestato sui pedali come fabbri. Giro classico: Pulce, Quinzano, San Benedetto del Querceto, Valle dell'Idice e ritorno alla Pulce.
Presenti Luigi, Paolo, Fabio Vincenzo Roberto e naturalmente Leo, che non potendo correre non si perde un'uscita in bici o una seduta a nuoto. Sessanta chilometri di buon passo.
Dunque non avevo le gambe freschissime, per affrontare una mezza maratona di corsa, ma il mio metodo di allenamento prevede il superamento di certi limiti, soprattutto mentali (perche' alla fine tali sono) che l'atleta non professionista si pone.
E difatti fino al 16imo chilometro, contando che ho fatto solo 4 sedute di corsa post Ironman, il passo era perlomeno dignitoso (certo i sub 5 al chilometro me li sogno) con una tenuta del 5.40/km in agilita'. Con una previsione di sub 2 ore abbondante (1:56/1:57). Nonostante il fondo per lunghi tratti fosse sterrato, e un doloretto fisso sempre al piede, tanto per non smentirmi, ma nella parte superiore, laddove probabilmente l'ultima delle storte ha lasciato qualche danno.
Il freddo umido, sebbene nel resto d'Italia risplendesse un sole limpido e temperature primaverili, dato che la nebbia impediva al sole di fare capolino ha probabilmente peggiorato il tutto, e quando sono arrivato al 16imo chilometro e' cominciato il mio (solito) calvario.
Dapprima la sensazione e' di correre con un sasso, piatto, sotto il metatarso. Poi piano piano le dita si intorpidiscono, fino a che spuntano le prime fitte come scosse. A volte basta che cammini per un po', e il dolore diminuisce, a volte no devo proprio fermarmi.
Ieri ho solo rallentato, camminando, e quando il piede (destro) ha ripreso sensibilita', ho ripreso a corricchiare, ma il danno era fatto e mi sono trascinato al traguardo amareggiato, considerando le belle sensazioni di Cozumel dove avevo sofferto pochissimo (e praticamente solo in bici). Dovro' convincermi una buona volta ad allenarmi di corsa con il contagocce.