Ma qual è la professionalità dei professionisti dell’educazione? E perché non c’è un’alternativa laica al Grest? Perché questi laici non organizzano nulla?

Creato il 13 settembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

La sudditanza del mondo laico alla Chiesa cattolica, dei più ai meno, di chi ha alle spalle una storia ben più consistente e ricca di stimoli a chi si appella alla tradizione, la scelta politica dei partiti laici di non essere tali ma di sottomettersi per convenienza. Argomenti che non possono emergere in una riflessione sugli oratori – istituzione fra le più ricche di poesia del mondo cattolico. Essere laici, vivere come tali, diventa impossibile. La religione di Stato non esiste, l’iniziativa privata e associativa è libera, ma niente si muove. I battezzati in percentuale diminuiscono sul totale degli abitanti, anche grazie ai flussi immigratori che la Lega non ha mai capito, eppure si guarda all’oratorio anni Cinquanta come se non dovesse mai esistere altro. Segue una riflessione di Luca Ferrari.

“Ma perché la risposta dev’essere una sola, quella confezionata dalle cooperative che s’ispirano alla religione tradizionale in una società tutta cambiata?”
Credo sia un passaggio-chiave della sua riflessione, perché penso che come me lei auspichi una società ‘aperta’, pluralista, aconfessionale, laica… ma troppo spesso in Italia cultura maggioritaria, contrazione delle risorse, politiche sociali e educative, meri interessi di bottega comprimono la scelta dei cittadini, riducendola ai minimi termini.
Non a caso, come riconosce anche la presidente della coop Iride nell’intervista di Coppiardi, “frequentemente il Grest è l’unica proposta estiva aggregativa rivolta ai minori”.

Da laico sono convinto che più ampia è l’offerta delle opportunità maggiore è la libertà garantita ai cittadini nell’esercizio della scelta.
Nella fattispecie, più ampia sarebbe la gamma di esperienze educative

Dopodiché, per essere onesti, va riconosciuto che l”universo laico’, almeno a Cremona, ha sempre latitato, non rappresentando una concreta, credibile alternativa alle offerte ‘confessionali’ del privato sociale.
E il pubblico, non potendo essere laico per decisione discutibile della politica (Concordato…), non ha trovato di meglio che collaborare con il privato d’area cattolica, spesso, appunto, unico soggetto sul territorio.

Di qui, strettamente concatenato, il tema della ‘professionalizzazione’ delle figure operative: se un servizio è professionale è considerato certamente più affidabile, quindi competitivo.
Ma ‘professionale’ in che termini? L’articolo di Coppiardi non lo chiarisce compiutamente.

Resta il fatto, innegabile, che per quanto professionali le figure educative cattoliche operano in contesti assolutamente connotati (l’oratorio), con un preciso mandato educativo che è ‘escludente’ in sé perché, legittimamente, non può ammettere che minori e adulti cattolici.

Anch’io, come tanti, non avendo alternative, ho dovuto iscrivere mio figlio al Grest: intendiamoci, si è trattato di un’esperienza assolutamente positiva, ma pressoché ‘obbligata’. Non ho avuto alternative, insomma, quando avrei preferito poter scegliere l’esperienza migliore per mio figlio.
Perché, per quanto ci si sforzi di far apparire omogenei e generalizzati valori e principi, non sempre valori e principi del Cattolicesimo coincidono con l’etica laica.
Magari atea. Magari agnostica. Magari di un credo diverso…

Luca Ferrari

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