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Ma quale austerità?

Creato il 16 maggio 2013 da Capiredavverolacrisi @Capiredavvero

Riportiamo qui di seguito un’articolo di Maurizio Mazziero per gentile concessione del MazzieroResearch

“I dati della Commissione certificano che l’Italia ha compiuto nei mesi passati un importante aggiustamento dei conti pubblici, portando il deficit sotto il valore di riferimento del 3 per cento. Certificano inoltre che il Paese può contare oggi e per i prossimi anni su un quadro di finanze pubbliche sane.” (Comunicato Stampa Ministero Economia e Finanze del 3 maggio 2013)

Un giudizio della Commissione Europea incoraggiante e che fa ben sperare in una svolta nella spirale negativa; forse davvero a questo punto ci si può lasciare alle spalle l’austerità.

Eppure a chi osserva costantemente i dati economici del nostro Paese non può non sfuggire una smorfia di amarezza: gli ultimi dati del debito pubblico a marzo hanno segnato un altro record storico a 2.035 miliardi.

Mazziero 1

Si può davvero attribuire un “quadro di finanze pubbliche sane” a uno Stato che brucia 46 miliardi nei soli primi tre mesi del 2013, più della metà dell’aumento del debito dell’anno precedente?

La progressione del debito è inesorabile, dal 2000 al primo trimestre del 2013 è passato da 1.300 miliardi agli attuali 2.035 con un incremento del 57%, a fronte di un’inflazione pari alla metà, il 29%.

Un debito che si è accresciuto malgrado le numerose manovre finanziarie; miliardi e miliardi che sono usciti dalle tasche dei cittadini e sono stati bruciati dalla macchina pubblica. Un debito che è stato finanziato con emissioni imponenti di titoli di Stato e che hanno segnato un altro record storico ad aprile a 1.695 miliardi.

Mazziero 2

Nulla di buono anche nel rapporto tra entrate e uscite: nei primi tre mesi del 2013 troviamo incassi per 91 miliardi e pagamenti per 105; non si tratta di un fatto sporadico, ma è la fotografia di ciò che avviene da anni.

Eppure quello che sentiamo nei notiziari di questi giorni è che possiamo finalmente abbandonare l’austerità per pensare finalmente alla crescita.

Ma quale austerità? Probabilmente quella che conoscono bene i cittadini, che hanno contratto i consumi per pagare gli aumenti di tasse, ma non certo quella dello Stato che una tangibile riduzione delle spese, a conti fatti, non l’ha praticata.

Lo studio sui dati economici italiani è disponibile nel sito Mazziero Research nella sezione “Osservatorio debito pubblico” oppure al LINK


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