di Michele Marsonet. Sarò anche “politicamente scorretto” ma, leggendo le cronache drammatiche degli eventi in Ucraina mi vengono spontanee due domande: 1) ma quale Europa stanno cercando gli insorti antigovernativi che (per ora) hanno vinto?, e 2) siamo proprio certi che il desiderio di aderire alla UE sia, se non l’unico, almeno il principale elemento scatenante di una rivolta che reca in sé i germi di una vera e propria guerra civile?
Cominciamo dal primo quesito. Gli ingenui – o gli idealisti, per dirla in termini meno brutali – possono anche pensare che in Ucraina l’Unione Europea venga da molti considerata come una sorta di paradiso terrestre per il quale vale addirittura la pena di morire.
Io a questo punto mi stropiccio gli occhi, e sono certo che molti fanno altrettanto. La realtà è che il sogno europeo è stato in larga misura tradito, e l’Unione che abbiamo oggi è ben diversa da quella che avevano in mente i padri fondatori. E’ un moloch burocratico che si preoccupa quasi esclusivamente di temi economici e finanziari. Non c’è uno straccio di politica estera comune; quella della difesa è in pratica appiattita sulla NATO, e neppure esiste una strategia culturale comune. Tutti ricorderanno, penso, la battaglia per preservare il programma universitario Erasmus (il quale, sia detto per inciso, è uno dei pochi progetti di successo targati UE).
Dunque gli insorti hanno, quanto meno, una visione distorta dell’Europa com’è attualmente. Non suscita entusiasmo nei cittadini dei Paesi membri, e non si capisce perché dovrebbe suscitarlo al di fuori dei suoi confini.
Aggiungiamo che l’Unione non è affatto un insieme di Stati considerati pari l’uno all’altro. E’ evidentissima l’egemonia tedesca che Angela Merkel non esita a sottolineare – pur se in modo implicito – un giorno sì e l’altro pure. La Francia viene posta sullo stesso piano solo per soddisfare le sue tradizionali manie di grandeur. Gli inglesi, dal canto loro, si fanno i fatti propri come sempre, e continueranno a farlo sentendosi più vicini ai cugini americani che ai Paesi del continente.
E veniamo al secondo quesito posto sopra. Per quanto mi riguarda ritengo il desiderio di entrare nella UE null’altro che un pretesto. Penso infatti che anche in Ucraina tutti conoscano bene le condizioni reali dell’Europa, e che tale desiderio nasconda altri intenti che vengono ampiamente strumentalizzati da alcuni Stati (si noti che ho scritto “Stati”, lasciando perdere l’Unione). C’è invece il disegno evidente di dividere il Paese in due tronconi, il primo filo-occidentale e il secondo filo-russo.
Ma è necessario aggiungere che nessun paragone può essere tracciato con la ex Jugoslavia. Non c’è una differenziazione etnica forte, essendo tra l’altro Kiev la culla della civiltà russa. Né è così importante come si dice la differenziazione linguistica. Dunque i motivi vanno cercati altrove.
Indebolire la Russia è quello principale, e in questo caso interessi USA da un lato e franco-tedeschi dall’altro coincidono. C’è poi un nazionalismo che ha risvolti oscuri, come si è ben visto notando la presenza sul campo di elementi di estrema destra armati e ben addestrati. Chissà perché i mass media occidentali considerano tutti “buoni” gli insorti e tutti “cattivi” i filogovernativi. E’ una classificazione che fa comodo in certi ambienti, ma non corrisponde alla realtà dei fatti: le vittime ci sono da entrambe le parti.
Poiché è difficile pensare che la Russia resti inerte, è probabile si giunga a una spartizione del Paese. Nella parte orientale dell’Ucraina e in Crimea la componente russofona è nettamente maggioritaria, in quella centrale quasi pari a quella attiva nella rivolta. E siamo davvero sicuri che la Tymoshenko sia migliore di Yanukovich? L’esperienza passata induce a pensare di no.
A chi giovi tutto questo è un mistero se si adottano criteri di “realpolitik”. Una UE già in crisi profonda non può accollarsi un altro Paese allo sfascio, mentre gli USA continuano a indebolire la Federazione russa che tenta concretamente di frenare l’espansione del radicalismo islamico. Più che di mistero, io parlerei di idiozia bella e buona.
Featured image, Julija Tymošenko.