Si tratta di Valvoline Story, la retrospettiva dedicata al trentennale del progetto Valvoline Motorcomics, inaugurata oggi, primo marzo, a Bologna. Sappiamo della carica sperimentale con cui il gruppo costituito da Igort, Lorenzo Mattotti, Daniele Brolli, Giorgio Carpinteri, Marcello Jori e Jerry Kramsky sferzò il fumetto italiano. Ma non è nemmeno di questo che voglio parlare. Voglio solo sottolineare alcune parti dell'articolo scritto da Valentina Manchia.
A cominciare dal sottotitolo:
"A Bologna negli anni in cui si ripensava il comic book. E nasceva il graphic novel"Poi, poco dopo la metà:
"L'obiettivo (del gruppo) è scardinare i meccanismi del comic book, dell'intrattenimento puro, di consumo e di massa, e trasformarlo dall'interno."Ed infine, la roboante conclusione:
"L'immaginario di Valvoline, in rottura con il fumetto di massa, ha aperto la via a quello che oggi si chiama graphic novel. E che finalmente, come è giusto, trova posto nella narrativa, anche in libreria."Ma che palle! Ancora questa assurda contrapposizione tra fumetto di massa e fumetto d'autore, tra comic book e graphic novel? Ancora il pregiudizio che il primo sia privo di qualità mentre il secondo ne abbia da vendere? Ancora il concetto che il fumetto d'edicola è per la massa mentre in libreria entra solo quello d'elite? Ma basta! Ma parlate italiano e usate la parola fumetto: l'unica che sia onesta e che abbia senso!