Ma quanto mi pensi?

Da Hombre @LaLineadHombre
Dimmi un numero, mi fischia un orecchio.
Immancabile il simpatico di turno dice “8” e tu “A, B, C, D, E, F, G, H… acca!”. Acca, valla a trovare una che ti pensa in quel momento con un nome che inizia per “H”. Il simpatico ride e tu abbozzi, nessuna che ti pensa, che ti fila, nemmeno questa volta. E un altro fischio va sprecato.
Fortuna che a vent’anni conobbi una tedeschina di nome Helene che mi risolse il problema dell'acca.
Invecchiando, e anche a seguito di una fastidiosa otite, ho acquisito a titolo definitivo le prestazioni di un fischio auricolare continuo che ha spazzato via d’un botto tutte le speranze di essere pensato da questa o da quella inglobando sul nascere, nella sua acustica di base, ogni e qualsivoglia altro tipo di fischio.
C’è poi la storia della mela: prima di mangiarla la tieni con una mano e ne giri il picciolo con l’altra, e a ogni giro una lettera “A, B, C…” eccetera, fino a che il picciolo non ti si rompe in mano e ti resta solo di abbinare il nome della tipa - che ti tiene nella mente e magari nel cuore - all’iniziale così definita. G Giulia, L Lorella, M Melania, si casca sempre in quella zona alfabetica, e va di lusso se non si becca l’acca. Una su mille le probabilità che s’arrivi alla V di Veronica, l’unica che era davvero necessario che ti pensasse, quand'era il momento.
L’aspetto positivo da considerare è quello nutrizionale dato l’esponenziale sviluppo fatto registrare dal tuo consumo di mele.
Un tempo si poteva contare anche sui treni, tanti e di svariate lunghezze, alcuni lanciati fin nel profondo degli alfabeti verso le Tamare, le Veroniche e le Zaire. Cominciavi ad abbinare le lettere dal locomotore, una via l'altra, finché finiva il treno. Al mare, per esempio, era pieno di rotaie e di passaggi a livello e niente c’era di meglio, tornando abbrustolito dalla spiaggia, che contare un bel convoglio dalla “A” fino chessò alla “P” e sorridere come un cretino perché Patrizia, in fondo in fondo, stava ancora pensando un poco a te. Pareva.
Poi sono arrivati gli ETR500, monotoni, con le loro fetenti 11 carrozze + due motrici, che fanno 13. Sempre e comunque 13 pezzi che ti portano immancabilmente a un’insulsa lettera “O”, e lì prega il Cielo di conoscere una crista di nome Orietta, perché altrimenti risulterai ancora una volta solo, dimenticato da Dio e da Trenitalia.

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