Un caso di audience parallele quasi perfetto: quella di Renzi, che va da Vespa l’11 settembre, confrontato con quella di Letta cinque giorni dopo. Ambedue in seconda serata, ambedue che iniziano attorno alle 23.30. e quindi le differenze nella misura e nella composizione del pubblico sono di quelle che contano. Intanto la cosiddetta curva del’ascolto, cioè quanta gente era lì ad ascoltarli minuto dopo minuto, è assai simile ma per Renzi gli spettatori sono più numerosi (il 16,62% contro il 13% del premier) e, fatto importante, meno “raccogliticci”, con molte persone che se lo vedono a lungo anziché dargli uno sguardo e via. Quanto basta a rivelare che l’audience di Renzi era motivata da una reale curiosità. In termini assoluti 1 milione e 355mila spettatori (16,6 di share) per il sindaco contro 1 milione e 116 mila per il premier (13 per cento).
Nessun mistero invece con i ceti medi e medio alti, attirati da Renzi, mentra il Letta delle larghe intese riscuote qualcosa di più fra i settori più umili che dal governo magari non ricevono molto, ma dall’assenza del Governo temono di perdere addirittura qualcosa. E come sempre, parlando d’Italia, bisogna anche interrogare i territori: Renzi va molto meglio di Letta nelle marche di confine (Val d’Aosta, Friuli e Venezia Giulia, in tutto il centro Italia (saltando il Lazio, ma acquisendo la infiammabile Campania), nonché in Molise, Sicilia e Sardegna. Letta riesce a ribaltare, di poco, il risultato, in Trentino, Liguria e Puglia. Nelle grandi regioni del Nord, quelle dove la crisi industriale si taglia a fette, i due sono andati alla pari. Da quelle parti per accendere degli entusiasmi ci vorrà parecchio.
Infine, il dato forse più interessante: i lavoratori autonomi pendono per Renzi, almeno rispetto a Letta. Il che sembra confermare che il sindaco, in quanto moderato movimentista, pesca in bacini elettorali ansiosi di novità, ma da sempre ostili al centrosinistra. È solo un dato fra tanti: ma riguarda la zona di confine con il centrodestra, e quindi conta molto, ma molto di più di qualsiasi altra suggestione offerta dai comportamenti degli spettatori. Certo, in questo campo il vero confronto dovrebbe essere fatto con Berlusconi ospitato dallo stesso Vespa.
Uomini e donne forniscono a entrambi circa metà dell’audience, anche se, a voler sottilizzare, per Renzi prevalgono leggermente gli uomini mentre con Letta accade il contrario, come se quel giovane così magro apparisse più bisognoso di protezione. Il grosso degli ascoltatori sono quelli sopra i 55 anni, mentre tra i più giovani le punte renziane sono composte da post adolescenti e quasi trentacinquenni. Con due notazioni aggiuntive: Renzi registra un imbarazzante successo fra i bambini fino a 4 anni; sia il fiorentino che il pisano lasciano freddissimi i trentenni avanzati e i quarantenni incipienti, che sembrano non aspettarsi niente di interessante dalla politica, né quella che c’è né quella che si candida a prenderne il posto. Strana cesura generazionale, che fatichiamo a spiegare.
Stefano Balassone
Ps. grazie a Francesco Siliato e Niccolò Cavagnola, dello Studio Frasi, per le tabelle con tutti numeri