Ma se Elvis non fosse mai arrivato? Senigallia tra mascalzoni, rockabilly e rotonde sul mare

Creato il 20 agosto 2013 da Naimasco78

“Osgood, voglio essere leale con te: non possiamo sposarci affatto”.

“Perché no?”.

“Beh’… in primo luogo io non sono una bionda naturale…”.

“Non m’importa”.

“… e fumo, fumo come un turco…”.

“Non m’interessa”.

“Ho un passato burrascoso: per più di tre anni ho vissuto con un sassofonista”.

“Ti perdono”.

“Non potrò avere mai bambini…”.

“Ne adotteremo un po’”.

“Ma non capisci proprio niente, Osgood! Sono un uomo!”.

“Beh, nessuno è perfetto”.

A qualcuno piace caldo, Billy Wilder, 1959

Già, nessuno è perfetto, ma che importa?

La perfezione è relativa, assoluta, inesistente o un palliativo? Forse la perfezione esiste per chi ha la pretesa di poter giudicare. Ma supponiamo per un secondo di poter vivere esattamente dove avremmo voluto vivere, di indossare gli abiti che avremmo voluto indossare e di ascoltare la musica che vorremmo fosse di moda in questo momento. Supponiamo, per un secondo, di avere una macchina del tempo che ci permetta di tornare in un’epoca che secondo noi, per quello che è il nostro modesto parere, rasenta la perfezione. Supponiamo quindi, a questo punto, di poter essere noi stessi senza sentirci strani, senza seguire le mode e senza per questo essere giudicati da nessuno.

Supponiamo che tutto questo sia possibile in Italia (in Italia???), sulla costa adriatica, a Senigallia precisamente, un delizioso paesino in provincia di Ancona, nelle Marche. Qui viveva e vive tuttora Angelo Di Liberto, oggi direttore artistico del festival, allora giovane con una passione talmente grande per la musica e la cultura americana degli anni ’40 e ’50 da volerla trasformare in qualcosa di unico, o quasi, nel suo genere. Immaginate una festa, con qualche amico con la stessa passione, che diventa il più importante evento in Europa del settore e uno dei tre più importanti nel mondo. Tutto questo a Senigallia, provincia di Ancona, comune di 45.000 abitanti circa, che però ultimamente, d’estate, nella prima settimana di agosto, ne conta circa 300.000. Non di abitanti, certo, ma di presenze, di turisti, appassionati, dj, ballerini, parrucchieri, stilisti, esperti di musica, rockabilly, bikers, pin-up, marinai, bulli e pupe, sosia di Gene Kelly, di Bettie Page, di Sofia Loren, di attrici e attori e tutto ciò che possa farci venire in mente lo splendore degli anni Cinquanta. Un sogno, quello di Di Liberto, che si è trasformato in realtà, “una festa che si è un po’ allargata, come la definirebbe lui.

Provate ad andare a Senigallia un giorno e passeggiando attraverso i luoghi del festival fermate qualche passante e domandategli com’è cominciata. “Un giorno, mentre tornavamo a casa dal mare, abbiamo visto passeggiare per strada alcune ragazze vestite con abiti dalle ampie gonne, fiori in testa, rossetto rosso, zeppe e pantaloni a vita alta. Ci siamo guardati e ci siamo chiesti cosa stesse succedendo. Dopo poco è passata davanti a noi una Cadillac e in lontananza abbiamo sentito la musica. Così è nato il festival, senza che neanche ce ne accorgessimo”.

Senza accorgersene, quindi, le Cadillac guidate da uomini imbrillantinati con la camicia a fiori hanno iniziato ad arrivare da ogni parte del mondo e sempre senza accorgersene, hanno cantato sul palco centrale del Foro Annonario Jerry Lee Lewis, Bill Haley’s Original Comets, Chuck Berry, Sonny West e molti altri ancora. Dita Von Teese si è esibita in una delle sue migliori performance di burlesque e come lei tante altre donne bellissime.

Oggi per la maggior parte del tempo si balla, al festival, in città e al mare, nelle spiagge del Mascalzone o sul lungomare ponente, durante la festa hawaiiana, oppure si passeggia tra i numerosi stand disseminati per la città, tra i giardini della Rocca, Piazza del Duca e Via Carducci, dove abiti e accessori sono esposti da commercianti e collezionisti. Si può mangiare cibo americano, a Senigallia, ci si può anche tatuare un’àncora o una coppia di ciliegie, come nella migliore tradizione, o far pettinare da grintose parrucchiere armate di lacca e bigodini ma anche da barbieri pronti a trasformare qualunque gentiluomo in un perfetto sosia di Elvis Presley. Già, Elvis. Ma pensate per un secondo se Elvis non fosse arrivato, se non avesse inciso quella volta That’s all right Mama, nel 1954, se non avesse ispirato tutti, ma proprio tutti, coloro che si sono voluti cimentare nel Rock and roll: se non ci fosse stato il rock and roll, a darci il permesso di ricominciare a vivere, dopo la devastazione della guerra, a dirci che potevamo anche ridere e farci belli e ballare e divertirci, cosa sarebbe successo? Cosa ne sarebbe stato dei favolosi anni Cinquanta? “Il rock mantiene giovani”, mi ha detto un musicista durante un’intervista a Senigallia, mentre un fotografo mi ha confessato che il vero fascino del festival sta nel fatto che “tutti sorridono”.

Se non l’avete ancora fatto, negli ultimi 14 anni, prendete la macchina l’anno prossimo e nei primi giorni di agosto dirigetevi sull’autostrada A14 in direzione sud e uscite a Senigallia. Arrivati alle porte della città, troverete un cartello ad accogliervi che vi farà capire che siete finalmente arrivati nel posto giusto:

“The home of the Summer Jamboree”.



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