I pazienti in sala d’attesa, mentre sullo sfondo uno schermo piatto, sintonizzato su SkySport, trasmetteva una tappa ciclistica che, in mancanza di altro, riusciva comunque a coinvolgere i più, rappresentavano un'umanità assortita: molti anziani un po' spaesati, quarantenni con auricolare e borsa della mamma a tracolla, bimbi con vistosi cerotti in adorazione del distributore delle merendine, una signora che smanettava al computer, alcuni turisti tedeschi con gli immancabili sandali francescani su pedalini bianchi.
Forse era la precarietà della situazione ma l’argomento che durante le ore di attesa (replicatesi poi il giorno successivo in sala gessi) si è di volta in volta sviluppato, grazie anche al avvicendarsi delle persone, è stato quello della profezia dei Maya. Ovvero mentre si attende quasi rassegnati un’anamnesi, una fasciatura, una lastra, una medicazione o un gesso si discute su quello che non sarà più fra 6 mesi. La proposta “Mi a Nadal no fasso ‘gnanca l’albero” balza subito in pole position seguito da “quasi quasi potrei spostare il lavaggio delle tende a gennaio: una rottura in meno!”.
C’è chi confessa di essere andato dal medico per farsi prescrivere dei tranquillanti “perché ancora sei mesi così non li reggo”, chi aveva programmato la crociera e poi ha pensato bene che “il cognato quella volta con il pattino a Cesenatico ha fatto meno danni e si è divertito uguale”, c’è chi dice che “i Maya non hanno previsto la loro estinzione e vuoi proprio che indovinino la fine del mondo!” e poi ci sono quelli che “oggi è Sant’Antonio, un giretto in basilica lo faccio lo stesso”.
Di una cosa sono convinta: ci sarà una fine. La fine del mondo all’occidentale come l’abbiamo sempre vissuto fin ora, del benessere inteso come accumulo di oggetti e non del ben-essere inteso come qualità di vita, la fine del PIL ovvero di quel prodotto interno lordo che verrà sbalzato dal BIL ovvero dal benessere interno lordo, che sa rendere molto più ricchi.Sarà la fine del rumore del vacuo che cederà il posto ai suoni del vero: non ditemi che preferite il rumore di un motore rombante davanti ad una scuola piuttosto che le risate squillanti dei bimbi del medesimo istituto!Illusione da post Woodstock? Peace and Love anacronistico? Lo scopriremo solo vivendo e comunque ho controllato: la revisione della mia auto scadrà nel 2013 ;)
Nel frattempo un piatto semplice, bello e profumato di buono, come la mia recentissima trasferta in Sicilia.Roll di sardine agli agrumi con pistacchio e finocchietto
Ingredienti1 kg di sardine, 2 arance, 1 lime, 4 rametti di finocchietto tritato fine, pane grattugiato, 50 gr di pistacchi, olio evo, sale e pepe nero.ProcedimentoMescolare il succo di arance, il succo di lime, un pò d'olio e poco sale e pepe, immergere le sardine (private di testa, interiora spina dorsale ed aperte a libro) in questa marinatura metterle per mezz'ora in frigo.
Accendere il forno a 200°, tostare il pangrattato in un padella con un filo di olio evo, togliere dal fuoco, lasciar raffreddare e unire il finocchietto e i pistacchi tritati.Asciugare le sarde con carta da cucina, farcirle con una piccola presa di composto, arrotolarle delicatamente, infilzarle con degli stecchini in bambù o con degli stuzzicadenti.Disporre i roll di sarde in una leccarda con della carta forno precedentemente oliata, aggiungere un filo d'olio e condire con poco sale e pepe. Infornare a 200 ° per 4-5'. Servire con un piccolo rametto di finocchietto e se lo desiderate un po’ di buccia d’arancia grattugiata con la microplane.