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Giovedì 15 marzo 2012
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Contributi a una cultura dell’ascolto
CAMMINARSI DENTRO (360): Ma tu mi ami davvero?
Una variante introdotta da me a questo dialoghetto ‘lacaniano’ è la seguente:
- Tu non mi ami più.
- Non è vero! Ti amo.
- Ecco! Vedi! Non mi ami più.
La domanda eccessiva d’apertura illustra in modo esemplare la natura del desiderio.
Il desiderio eccede sempre la domanda. Noi vogliamo sempre di più di quello che la parola riesce a dire. Il desiderio vorrebbe attingere l’impossibile. In questo caso, aspiriamo al possesso dell’altro. Non alla proprietà esclusiva. Non vorremmo sequestrare un corpo e rinchiuderlo là dove nessun altro possa trovarlo. Già dire ‘corpo’ è poco: vogliamo di più. Sappiamo che non basta incatenare e chiudere, per ottenere ciò che sguscia da tutte le parti. Tener fermi i corpi non basta: ciò che si sottrae alla vista, per svanire sempre di nuovo, è l’invisibile dell’esperienza dell’altro. E’ un’anima ciò che aspiriamo a raggiungere e ad abbracciare. A comprendere e a fare ‘nostra’. Ma tutto ciò che vogliamo non è qui, accanto a noi, di fronte a noi. Non è senso e tatto…
Se soltanto poniamo mente al fatto che a volte ci strega un sorriso e quello vorremmo fare nostro per sempre, come incatenarlo a noi, come impedire che sia inghiottito per sempre nel gorgo di ciò che fu, immemori del fatto che potrebbe tornare e tornare ancora? Il volto che ‘esprime’ quel sorriso potrebbe ancora farci dono della ‘felicità’ dell’istante eterno della sua apparizione.
Di tutte le epifanie mondane che la vita ci offre perché possiamo goderne non sono le più effimere quelle che ci innamorano e ci riempiono gli occhi di lacrime e il cuore di nostalgia?
E a che vale dire della nostra malinconia, che sarà derubricata a follia, che si tratta di malinconia d’amore, che gli umani non possono fare a meno tutti di provarla, se la pena che ci assale a volte ci abbatte e ci strania e ci fa vaneggiare oltre ogni ragionevole misura?
E’ stato pure detto del desiderio che è emozione distruttiva, se travalica i confini dell’accettabile e del tollerabile e del lecito…
Noi sappiamo schiantarci nell’attesa di un semplice sorriso, perché segretamente convinti che quel sorriso è preludio a beni più grandi riservati a noi.
E se pure qualcuno ci dirà che, al pari del desiderio, l’illusione è emozione distruttiva quando travalichi i confini del reale per sconfinare nel delirio d’amore, chi fermerà la febbre d’amore e ci farà finalmente trovare i bordi del reale in cui riposare pacificati, paghi della promessa che al termine di un sorriso non precipitò il mondo intero nel dubbio e che ci sarebbe stato ancora posto per noi in quel cuore che per un istante soltanto si aprì alla realtà della nostra presenza?