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Ma tu perchè scrivi? intervista ad Anna Giraldo

Creato il 05 maggio 2011 da Lafenice
buongiorno a tutti cari blogger!
eccoci qua per un'altro appuntamento della mia rubrica "ma tu perchè scrivi?", alla ricerca di uno pseudo senso in un mondo, quello delle passioni e dei desideri, che, come direbbe Vasco, un senso non ce l'ha.
oggi ho il graditissimo onore di avere come ospite una donna eccezionale, oltre a scrittrice emergente piena di talento. vi sto parlando di Anna Giraldo (la scheda del suo libro è qui).
Volevo ringraziare Anna per le risposte magnifiche: avevo la pelle d'oca leggendole, non scherzo.
spero sia lo stesso per voi.
signori e signore, ecco a voi Anna Giraldo.
Ma tu perchè scrivi? intervista ad Anna Giraldo1)Perchè scrivi?
Scrivo perché mi piace raccontarmi da sola le mie storie ed è il mio modo di dire la mia, in fondo.
Ho avuto per tutta la vita la testa piena di cose: trame, personaggi, drammi che non erano prettamente i miei. Non sapevo cosa farmene, ero arrivata a pensare che si trattasse di un problema e che in qualche modo dovesse essere guarito. Poi, un giorno, senza un motivo preciso, ho cominciato a scrivere. Così ho trovato finalmente la cura alla mia supposta follia.
Era l’estate del 2008.
A settembre di quell’anno, al Festivaletteratura di Mantova, ho avuto modo di assistere a un evento con Donato Carrisi. Mi sono riconosciuta nelle sue parole quando ha raccontato di come non fosse mai annoiato in fila alla cassa del supermercato o in coda in auto perché queste pause forzate gli davano modo di pensare alle sue storie: ovunque lui andasse esse lo accompagnavano sempre.
Penso che sia stata la prima volta in cui non mi sono sentita sola e pazzoide contro il mondo...
2)Da dove trai ispirazione?
Traggo ispirazione da tutto. Letture, cinema, dipinti, eventi storici, mitologia, viaggi, esperienze di vita quotidiana. Mi piacciono le città, il mare d’inverno, le ambientazioni buie, adoro “arredare” gli spazi in cui si muovono i miei personaggi.
Prendo appunti, ma spesso non serve: le cose maturano dentro con una logica che non si basa solamente sul ricordo. Certe esperienze, certe sensazioni sembrano insignificanti, passano senza lasciare segno, per poi riaffiorare molti anni dopo, trasfigurate dal tempo. Di altre, si direbbe che sono molto importanti, ma in qualche modo non trovano posto in ciò che scrivo.
Ci sono molti elementi fantastici nei miei lavori, eppure posso dire che non posso scrivere di ciò che non conosco, di ciò che in qualche modo non ho provato di persona o immaginato fino a farlo mio.
3)Come definiresti il tuo modo di scrivere?
Lo definirei emotivo.
I miei sforzi sono volti a far toccare, assaporare, udire, vedere, odorare ciò che accade nella mia storia. Il mio io narrante naturale è femminile, in prima persona e al presente: né io né il lettore sappiamo mai più di quanto non sappia già la protagonista.
Mi piacciono i libri che trascinano e danno la sensazione di vivere nel mondo creato dallo scrittore. Nelle mie possibilità, cerco di emulare i grandi autori che hanno questo potere, vorrei trasmettere agli altri il mio viaggio anomalo nei miei mondi paralleli.
4)Cosa significa essere uno scrittore emergente al giorno d'oggi?
Fino a metà agosto 2008, ovvero quando ho portato a termine le bozze del mio primo romanzo, io non sapevo nemmeno che volevo scrivere.
Mi è bastato mettere il naso oltre l’uscio della mia stanza, in cui il mio romanzo aveva visto la luce per capire che il panorama editoriale italiano è un po’ desolante.
Non voglio dilungarmi qui sulle costose illusioni dell’editoria a pagamento o sulla scarse possibilità di ottenere un contratto di pubblicazione da un buon editore. Io ho avuto la grande fortuna di essere stata scelta da uno di questi ultimi, cosa che purtroppo è rara e non necessariamente è in diretta correlazione con il valore delle proprie opere.
Una cosa di me stessa e dell’approccio che ho avuto subito con questo mondo però posso dirla. Credo nei miei lavori e non mi stanco di proporli agli editori, non desisto di fronte ai silenzi, ai tempi di attesa lunghissimi, ai frequenti “no”. Cerco di farmi conoscere anche scrivendo racconti e partecipando a concorsi letterari.
Si tratta di un cammino in continua salita. L’aver pubblicato un libro non fa di me una scrittrice e tantomeno una scrittrice affermata: continuerò a scrivere, continuerò a propormi alle case editrici e continuerò a partecipare ai concorsi. Penso che questo sia il mio dovere di esordiente verso me stessa e verso le mie opere: crederci e non mollare mai.
5)Qual'è la più grande soddisfazione ottenuta grazie alla scrittura?
Le pubblicazioni sono importanti. Penso al mio romanzo, “436” edito da Casini Editore e ad alcuni dei miei racconti che si trovano, in ottima compagnia, in pubblicazioni digitali e cartacee (Altrisogni di Dbooks, Historica ed., Una penna per Poe, Scrittorisommersi, Fantasy Horror Award).
D’altro canto, scrivere mi ha portato a contatto con il variegato mondo letterario italiano. Ho conosciuto tante persone con cui condividere la passione per la scrittura, scambiare consigli, fare amicizia. Sto imparando a leggere italiano e devo dire che sto scoprendo autori di grande pregio oltre che amici molto simpatici.
6)Cosa ti spinge a continuare, malgrado le normali difficoltà?
Cosa mi spinge a continuare? Ho ancora tantissime storie da raccontare.
un grazie di cuore ad Anna per la disponibilità e per aver arricchito il Diario con le sue bellissime parole!
ed ora non mi resta che augurare Buona fortuna, a tutti voi!

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