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Dopo le celeberrime opere cinematografiche - tratte dal seicentesco dramma shakespeariano Macbeth - dirette da Orson Welles (1948), Akira Kurosawa (1957) e Roman Polanski (1971), è arrivata nella sale italiane l’ultima traduzione filmica del “Macbeth”realizzata dall’australiano Justin Kurzel.I linguaggi scenici utilizzati e le tecniche artistiche adoperate si differenziano sensibilmente fra le diverse versioni, anche per “presenzialità” degli attori e loro valenza interpretativa.Indubbiamente il folle sguardo magnetico e la rigidità mimica di Michael Fassbender nei panni di Macbeth blocca lo spettatore, specie nel calar della tragedia durante un monologo che ferma il tempo per qualche minuto. Il cruento procedere e la bramosia del potere fino alla pazzia sono palpabili durante tutta l’azione scenica, espressi mirabilmente nei silenzi, nella voce e nella corporeità di attori di notevole caratura teatrale, fra cui spiccano, oltre una straordinaria Marion Cotillarde (lady Macbeth), David Thewlis (Duncan), Sean Harris (Mucduff) e Paddy Considine (Banquo)La fotografia (Adam Arkapaw), bella e affascinante, esplode nella vasta fiamma e diffuso incendio che fanno da scenario alla battaglia finale, e poi i panorami e la tranquilla e terribile quiete delle pianure inglesi e la feroce e tersa bellezza delle montagne scozzesi e tutto che si tinge del rosso del fuoco e tutto che si tinge del rosso del sangue…………e l’astuta angoscia provocata scientemente dal sottofondo musicale di Jed Kurzel.Fabrizio Giulimondi