Un perro a Macchu Picchu
Magazine
Ci sono diversi modi per raggiungere Macchu Picchu: alcuni confortevoli, altri economici. Da Cusco ho preso un bus fino a Santa Maria; da li in taxi (per strade rigorosamente sterrate) fino a Santa Teresa. In taxi ho conosciuto un paio di turchi, quattro polacchi, due canadesi e due finlandesi. Un taxi pieno di gringos insomma! Mi sono fermato a dormire in un ostello nel paesino di Santa Teresa, chiedendo indicazioni per il più economico e informandomi se ci fossero o meno cucarachas: risposta negativa. Peccato perchè avevo fame!In ostello ho volutamente condiviso la camera con i due finlandesi, dai nomi impronunciabili, e dopo una rapida cena ci siamo addormentati. Stamattina abbiamo preso un taxi fino alla stazione idroelettrica di santa teresa (un'altra mezzora di strada sconnessa e non asfaltata) da cui siamo partiti alla volta di Aguas Calientes, il paese sotto Macchu Picchu. Due ore di piacevole camminata seguendo a tratti i binari del treno, quel famoso fottuto mezzo di trasporto che da Cusco ti porta ad Aguas Calientes in 5 ore. Comodo si, ma non certo economico! Un'altra mezzora in bus ed eravamo all'ingresso delle rovine: finalmente la montagna antica (come ho carpito da una guida assoldata da altri), ovvero Macchu Picchu.Semplicemente non ho parole abbastanza degne dello spettacolo di cui sono stato testimone nelle ultime ore: qualcosa che avrebbe perfettamente senso in mezzo a una pianura, in un luogo pieno di vie d'accesso o in una ricca capitale europea è li, sdraiato pigramente su una montagna, senza strade asfaltate o fiumi navigabili che possano arrivarci. A sei ore da Cusco, una cittadina che potrebbe essere, essa stessa, ai limiti della civiltà. Com'è stato possibile che il mondo si sia improvvisamente dimenticato di questo posto per duecento anni? Pietre finemente lavorate giacciono intatte a disegnare la forma della cittadella, recintata da muriccioli e terrapieni, custodita gelosamente tra la foresta e le montagne.Ho vomitato. Ho avuto febbre e mal di testa. Ho preso bus che compiono tragitti famosi per la pericolosità della propria strada e per la voracità dei propri burroni. Ho guadato fiumi in taxi e a piedi. Ho camminato. Alla fine era li ad aspettarmi, dopo aver sognato per anni di visitarlo, in tutto il suo antico, inspiegabile e terribile splendore.