Torniamo ancora una volta a Firenze, sempre più nuova meta del malessere di estrazione hardcore e ascendenti metal, per nostra fortuna distante da ogni tentazione metalcore e ben più vicino per attitudine al nichilismo crust e all’ostilità sludge. Il maggior pregio di questa nuova compagine di guastatori è la capacità di unire furia cieca e pathos all’interno di una scrittura che alterna brutalità a layer distesi, quasi si trattasse di un’orchestra dolente che va a contrappuntare e ampliare la sensazione di sconfitta che permea l’intero lavoro. L’apice del tutto si raggiunge nella toccante conclusione, con “La Luce Del Buio” a offrire il perfetto esempio di quanto finora affermato: nel suo incipit toccante e nel suo crescendo si intravedono tutte le potenzialità di chi dimostra di aver metabolizzato quanto finora detto in campo blackened-core, punto di partenza per iniziare a costruire un percorso personale e ricco di quel tratto distintivo della città di provenienza, ormai assurta – come scrivevo – a polo di attrazione per questo tipo di commistioni malsane. Ciò che conta è che non si tratta qui della stanca reiterazione di modelli da altri proposti (Celeste, Hexis, AmenRa, Rorcal…), ma di un tentativo – in divenire – di donare al linguaggio una possibilità di uscire dalle paludi del codificato e trovare nuove vie di fuga. Non è un caso che questi quattro brani, biglietto da visita dei Macerie, siano riusciti ad attirare l’attenzione di due label estere e abbiano già permesso alla band di trasformare un debutto autoprodotto in un’uscita ufficiale, il tutto a un anno dalla nascita e senz’altra spinta che la propria determinazione e la propria voglia di farsi sentire. Se questo non è un buon punto di partenza…
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