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“Machete Kills”, il secondo capitolo della fortunata saga di Robert Rodriguez: Machete happens

Creato il 20 novembre 2013 da Alessiamocci

L’ultima fatica di Robert Rodriguez è il secondo capitolo della trilogia di “Machete”, filone nato da uno dei fake trailer di “Grindhouse – Death Proof”, che lo stesso Rodriguez aveva diretto con l’amico Tarantino.

“Machete Kills”, il secondo capitolo della fortunata saga di Robert Rodriguez: Machete happensIl personaggio principale, interpretato da un inespressivo Danny Trajo, è l’inossidabile e indistruttibile ex federale che vive per uccidere e vendicarsi, o meglio, è la vendetta in sé. Forse, proprio in questa inespressività, Rodriguez professa il suo paracinema.

“Machete Kills” è il suo divertissement: gioca con la macchina da presa montando le inquadrature, degne di un videogame violento, lasciando spesso lo spettatore perso e confuso da un turbinio di azioni centrifughe che allentano ancor di più una trama di per sé poco compatta.

Basti pensare ai personaggi come El Camaleon, interpretato dalla debuttante Lady Gaga – che sembra appena uscita da una delle sue canzoni, dove la trasgressione è noiosa regola ben lontana dalla novità – e dallo spiritoso Banderas. Personaggi accessori che sfiorano la parodia degli interpreti stessi sono ancora una volta il mezzo di cui si serve il regista per costruire la “non necessarietà” del suo film.

Violente le azioni, violenti i personaggi e i loro esordi, violente le donne: Michelle Rodriguez, Sofia Vergara e Amber Heard incarnano una figura di donna frustrata e stereotipata, che per fare “Machete Kills”, il secondo capitolo della fortunata saga di Robert Rodriguez: Machete happensgiustizia, vendicarsi di traumi infantili non risolti e assicurarsi una posizione ed un potere assoluti, diventano manichini di quella brutale società rappresentata da un Presidente americano (Charlie Sheen) interessato solo alla sua poltrona scarlatta.

Machete è ingaggiato per fermare la minaccia di un bipolare rivoluzionario (Demián Bichir), burattino di Luther Voz (Mel Gibson) ancora una volta personaggio-citazione “mercante di morte con catena di montaggio”, perché, ancora una volta per gioco – e tuttavia ricordando sempre che fare cinema è una cosa seria – Rodriguez cita in maniera anche autoreferenziale i topics dei film che gli sono rimasti dentro.

Nello spettatore, però, si insinua il dubbio che questo citare “Machete Kills”, il secondo capitolo della fortunata saga di Robert Rodriguez: Machete happenspretenziosamente dotto, non sia altro che un modo per evitare di costruire qualcosa di diverso e, magari, più originale.

Insistendo sulla particolarità del suo prodotto in stile grindhouse, Rodriguez inserisce il trailer del capitolo conclusivo: “Machete Kills Again… In Space”, come a rassicurare lo spettatore che l’iperbole depressa di azioni in salsa splatter a cui ha assistito concorre alla formazione del capolavoro conclusivo. Ma resta, atroce, il sospetto che delle due ore impresse sulla pellicola niente abbia davvero scopo.

Se è vero che l’uomo è condannato a rappresentarsi, chi e cosa Rodriguez ha voluto rappresentare in questo suo tentativo d’explotation? Si potrebbe trovare forse questa interpretazione: la pellicola rappresenta il limite dei nostri giorni e del cinema stesso.

Questi concitati e stanchi personaggi sembrano dirci che è meglio rifugiarsi nella figura dell’eroe indistruttibile, infallibile, frutto “Machete Kills”, il secondo capitolo della fortunata saga di Robert Rodriguez: Machete happensdell’esaltazione di un regista che gioca sull’esasperazione dei luoghi comuni e degli stereotipi del suo splatter anacronistico.

Sventurata la terra che ha bisogno di eroidiceva il Galileo di Brecht in un altro contesto, ma di certo non sbagliava: se abbiamo bisogno di eroi come Machete per esaltarci e sentirci invincibili, forse dovremmo chiederci se il limite che il paracinema di Rodriguez impone non sia altro che il riflesso dei nostri stessi limiti.

Machete Happens”, recita un Trejo mai troppo convinto eppure sempre sicuro di non fallire, ma accade anche che un film diventi la proiezione dell’inconcludente ed inefficace tentativo di tenere in piedi un filone nato morto per il puro gusto di sentirsi profeti d’innovazione in una realtà che avrebbe bisogno di un cinema più concreto e decisamente meno vuoto e assente.

Written by Irene Gianeselli


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