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Machico

Da Lucaesilvia

Seconda città per grandezza oggi, prima occasione di attracco per le sue acque sicure ieri. Ha l’unico ospedale oltre a quello di Funchal, una bella passeggiata in riva all’oceano, con le fontane e i ristoranti di pesce. Un quadro piacevole, non fosse per i ristoranti sempre vuoti, le fontane accese solo a metà giornata e poche persone a passeggio durante la settimana. Si direbbe dunque l’immagine di un luogo piuttosto insignificante. La zona orientale di Madeira è la più arida, ma questo non spiega come, nonostante il secco scavi crepe e solchi nel terreno collinare, a Machico in autunno qualche goccia di pioggia si prenda ogni giorno. Eppure, appena oltre la montagna il sole splende e alle nuvole l’innocuo compito di decorare la scena. Le guide turistiche portano qualche curioso con la storia di Zarco e delle navi esploratrici, mentre il sindaco ha avuto l’idea di acquistare sabbia dall’Africa perchè ci si potesse stendere sulla morbida e comoda spiaggia dorata, alquanto bizzarra date le origini vulcaniche di queste terre. Si contano poi un piccolo museo, la biblioteca, una sala per gli spettacoli scolastici e i corsi per la terza età, ma raramente appare sul mensile culturale dell’isola. Detto ciò, Machico è stata la nostra casa fin dall’inizio e ora, nel momento dell’addio, ci sentiamo in dovere di spezzare più di una lancia in suo favore. D’accordo, vi si trova facile parcheggio e si sta tranquilli con la targa straniera, le panchine fronte al mare e la squadra di calcio vince il derby. E’ l’aria di paese, quella scontrosità gentile degli abitanti che osservano senza parlare, ma sanno che ci sei e allora ti senti parte dell’insieme. In piazza gli anziani giocano a carte, invece la domenica c’è la tombola, sono tutti uomini ai tavolini sotto il grande albero, scatenati con birre e numeri. Intanto le stradine del centro storico si animano e puoi fermarti da Gala per un the e un pezzo di torta, le cameriere sempre sorridenti sulla porta ormai ci conoscono e di volta in volta insegnano parole nuove. A chi dalla capitale esprime sguardi compassionevoli non diamo ascolto, noi a Machico vogliamo bene, forse non torneremo.



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