Ed ecco una primizia assoluta, il secondo album dei - Mad Fellaz II - che ho ascoltato in anteprima ma che viene ufficialmente rilasciato oggi, 13 febbraio.
Rispetto al disco di esordio sono cambiate alcune cose, e la normale maturazione della band vicentina ha portato, anche, mutazioni alla filosofia musicale, che non significa aver cambiato rotta o rinnegato il pregresso, ma semplicemente intrapreso nuove vie che possano allargare la gamma espressiva, ricerca tipica di chi abbraccia il credo della musica progressiva.
Chiosa un mito del metal, Steve Harris, con DNA dichiaratamente prog: " L'insegnamento più grande del prog? Fare tutto quello che ho in mente di fare, qualunque cosa sia e in qualunque direzione mi porti! ".
Il senso di libertà assoluta è quello che ho percepito in questo disco della durata di quasi un'ora, suddivisa su 7 brani, e va da se che la lunghezza della singola traccia risulti fuori standard, mero fatto oggettivo, ma testimonianza di come la lunga distanza sia la più favorevole alla band per il singolo racconto musicale.
La differenza più evidente rispetto al primo capitolo discografico, interamente strumentale, è rappresentata dall'introduzione di una voce, quella di Anna Farronato, che riesce a caratterizzare un'intera produzione pur inserendosi in strutture già pronte.
E' mio pensiero che l'importanza di un ruolo vocale all'interno della variegata famiglia del rock superi la necessità della descrizione, del messaggio, della proposizione di argomenti, perché la timbrica, l'estensione, il colore, rendono il vocalist un apportatore di un nuovo strumento, ammesso che ci sia talento e duro lavoro alle spalle.
La new entry Farronato contribuisce a dipingere atmosfere che danno il senso della completezza, della corposità, di una buona dose di fantasia inserita in un rigido copione distribuito a magnifici orchestrali, che all'interno del normale lavoro di squadra trovano ampio spazio personale.
Sono molti i generi che rimangono tra le mani, e la possibilità di utilizzare una buona gamma di fiati permette di spaziare con una certa disinvoltura nelle ampie dimensioni del prog, ma il feeling di sintesi, il retrogusto che mi è rimasto appiccicato, alla fine del primo ascolto - quello che risulta per me quasi sempre il più importante -, è un preciso sapore canterburiano, che mi ha riportato a Daevid Allen e ai suoi seguaci.
Nessuna comparazione, solo un aggancio ad un mondo passato che si rafforza sempre più con lo scorrere del tempo.
Il pensiero della band, riportato a seguire, chiarirà meglio il posizionamento di Mad Fellaz II all'interno del percorso del gruppo, e il video a seguire darà spunti in più per spingersi oltre.
Da parte mia attendo fiducioso di assistere ad una performance live, perché credo che sia quella la giusta dimensione per un album davvero gradevole e che si candida ad essere tra i più riusciti di questo 2016.
Ci sono state modifiche alla line up?
A differenza del primo disco al posto di Emanuele Pasin alla chitarra è subentrato il virtuoso Jason Nealy. Oltre a questa sostituzione, nella band si sono uniti Lorenzo Todesco e Anna Farronato rispettivamente alle percussioni e alla voce.
Beh, certamente è importante farsi conoscere e riconoscere non solo con la musica, ma anche attraverso immagini e video legati alle nostre attività, soprattutto ora che internet è diventato il canale principale di comunicazione e divulgazione. Nello specifico, la pagina ufficiale e i social network sono un modo semplice e immediato per tenere aggiornati i nostri sostenitori e per raggungerne di nuovi possibili. I video ufficiali inoltre descrivono un pensiero che non è strettamente musicale ma piu in generale artistico, che vorremmo arrivasse al nostro pubblico.
La realizzazione dell' art work di Mad Fellaz II è ad opera di Maria Todesco, amica di tutto il gruppo da parecchi anni, la quale si è occupata inoltre di creare le grafiche per le t-shirts e di girare un video come anteprima dell' album. Le siamo molto grati per quello che fa! E' parte della famiglia ormai, il nono fellaz!
Abbiamo grandi aspettative per questo nuovo album, siamo consapevoli del gran potenziale che ha. Col primo disco ci siamo fatti conoscere e abbiamo riscontrato un discreto numero di ascoltatori e buone critiche, soprattutto all' estero; ora con questo prevediamo di allargare il nostro raggio d'azione. Siamo sicuri che chi ha apprezzato il primo disco si innamorerà di Mad Fellaz II.
Un'ultima cosa, anche in questa occasione la durata dei vostri brani è generalmente fuori norma come nasce e come si alimenta la vostra fase creativa? Esiste uno standard compositivo?
L'impulso creativo scaturisce principalmente dal chitarrista Paolo Busatto il quale getta le basi delle nuove composizioni tracciandone le linee guida sono idee che nascono in modo istintivo ma che poi si sviluppano attraverso pensieri contorti fino ad arrivare ad un esito che nessuno può prevedere e immaginare. Successivamente ad uno ad uno, ogni musicista si inserisce nel pezzo personalità si cerca di rendere il tutto ancora più colorato ed imprevedibile. La cosa più importante è mantenere uno stile che sia uno e uno soltanto anche se all'interno si trova un mondo tutto da scoprire e si trovano influenze musicali di ogni genere e periodo storico dagli anni '60 ai giorni nostri. Il tratto distintivo dunque dell'album è che esso è estremamente personale, parla (e racconta) di tutti noi e non sarebbe uguale a se stesso se anche un solo compontente fosse sostituito.
5-OVO (Of Virtual Omniscence)
Enrico Brunelli - keyboards, sax
Rudy Zilio - flute, clarinet, keyboards
Lorenzo Todesco - percussions