Camminavo,sperduta e sola...Aspettandol'impercettibilesuonodi un tuo ritorno...Camminavo,osservando infinitedistese di marmo...Nero e gelidocome il tuo cuore.
L'odore dei fiori, fin lì si avvertiva, in quella piccola soffitta, disadorna e umida. Mentre la Luna si nascondeva dietro una perfida nube bluastra, sua complice, la Vampira si chinò sulla sua vittima addormentata e inerme. Il giardino di notte aveva la stessa malinconica atmosfera di un cimitero e la graziosa cappella neogotica donava alla sguardo, ingordo, delle Creature della Notte, il suo volto più pauroso. Il sangue le inondò le fauci e, un gemito sottile scosse appena la vittima inconsapevole e, ormai esangue. Solo un brivido nel vedere due occhi grandi e iniettati di sangue, poi la nebbia fitta e opprimente, la Fine... Ofelia, inquieta e infelice, uscì, si avvio verso la notte con un nuovo, peccaminoso "calore" a donarle la forza di proseguire il suo involontario cammino nella "Non-Morte"."ASSASSINA!!", così la Strega spesso l'aveva apostrofata. "Piccola stupida! ora che lei stessa è prova della mia colpevolezza sarà soddisfatta... E pensare...e pensare che l'amavo" Amava la sua aria innocente, il suo candore, il calore che il Sole le donava. L'ammirava all'imbrunire nel vederla cullare e viziare i suoi fatati e profumati fiori. Ora, l'odore delle rose la disgustava, era il profumo della sua putrefazione terna. E il suo giardino...Il suo giardino moriva, per rinascere, prigioniero di mille incantamenti...Nefasta Ofelia, crudele bambina nera, portatrice di Morte...
racconto scritto da Serena S.Madhouse il 14 Novembre 2002tratto da "PSYCHA" madhouse autoproduzioni 2002