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In tasca ho due biglietti sola andata per Shangri-La, contea nel Nord-Ovest dello Yunnan, al confine col Tibet. Benny ed io stiamo controllando di aver preso tutto quello che ci serve per un viaggio di un paio di mesi: entrambi torneremo a Kunming a Settembre, anche se abbiamo piani in comune solo per le prime tre settimane di viaggio. Per due settimane abbiamo cercato invano di entrare in Sichuan dell’Ovest, una zona in cui il 98% della popolazione è tibetana e la presenza Han è praticamente inesistente. Purtroppo, prima di lasciare Kunming, non abbiamo fatto i conti con il governo cinese: nei giorni successivi alla nostra partenza si è celebrato il sessantesimo anniversario della “pacifica liberazione del Tibet” (nome ufficiale dell’occupazione della regione); per l’occasione, nessuno straniero è il benvenuto in terre tibetane. Un eccesso di pacificità potrebbe rovinare il ricordo del soggiorno in Cina.
Nei vari tentavi di aggirare il governo siamo passati da tre cittadine di frontiera, ma in nessuna delle tre siamo riusciti a comprare il biglietto del bus che avrebbe potuto portarci a destinazione. Ogni volta ci siamo sentiti dire che era “per la nostra sicurezza”. La frustrazione che abbiamo provato è stata incredibile: mesi di progetti di viaggio sfumati. E sì che siamo stati tra i più fortunati. Nelle peregrinazioni tra i villaggi di frontiera abbiamo incontrato moltissime altre persone rimaste bloccate. A Xining, capoluogo del Qinghai, abbiamo conosciuto una coppia svizzera che vive nel Sud della regione (altra zona tibetana) dove da qualche anno lavorano nella loro ONG. Fino a data da destinarsi, la ONG ha dovuto tenere chiusi i battenti, e la coppia di svizzeri ha dovuto lasciare casa e trasferirsi in un ostello del capoluogo in attesa di notizie da Pechino. Quando avevamo quasi perso le speranze, abbiamo conosciuto Alex, un ragazzo tibetano. Studia all’università di Chengdu (capoluogo del Sichuan), e anche lui ha avuto problemi a tornare a casa: il giorno prima della partenza un'alluvione ha reso impraticabile la strada per il suo villaggio. Dopo ore di attesa, tra autobus che non partivano e conducenti poco collaborativi, Alex ci ha proposto di noleggiare un macchina con autista e arrivare a casa sua attraverso strade secondarie. Alex vive nelle praterie del Gansu del Sud. Il Gansu è una lingua di terra dalla composizione paesaggistica e sociale estrememente diversificata. Mentre il Nord e il centro sono zone completamente desertiche, abitate da popolazioni Hui musulmane, il Sud, seppur più arido del Sichuan e del Qinghai, è caratterizzato da vaste praterie, dove vengono allevati yak, capre e cavalli. La popolazione del Sud è prevalentemente tibetana, anche se si nota una forte presenza islamica. La cittadina vicina al villaggio di Alex, Xiahe, è meta di pellegrinaggi per i tibetani. C’è un tempio molto importante, che è anche un grande centro per la produzione artistica di mandala. Nel panorama della città spicca il minareto della moschea, e ovunque si possono trovare i ristoranti tipici del Gansu, dove tutto ciò che viene servito è rigorosamente halal. Per arrivare a Xiahe da Chengdu occorrono due giorni di viaggio (per coprire una distanza di circa 500 km). Siamo partiti la mattina presto dalla grande città. La macchina che abbiamo noleggiato è stipata di persone; l’autista ha approfittato del viaggio per cercare altri passeggeri bloccati a Chengdu. Ci siamo diretti verso Nord, e dopo poche ore si sono aperti di fronte a noi scenari incredibili: altopiani, praterie, yak che pascolavano sorvegliati da mandriani a cavallo. Ho chiesto ad Alex se lui sapesse cavalcare, e, guardandomi come se gli avessi fatto la domanda più ovvia del mondo, ha risposto che la sua famiglia allevava cavalli. Ora allevano capre, e al posto dei cavalli hanno comprato due moto. A sera siamo arrivati a Ruoergai. É un villaggio tibetano circondato da praterie costellate dalle tende dei nomadi. L’impressione è quella di poter toccare il cielo con la mano, tanto sembra vicino. A Ruoergai ci apettava Aurora, la ragazza di Alex. Anche lei è tibetana, ed è venuta qui a incontrare Alex perché i genitori di entrambi non sanno della loro relazione e farsi vedere con il partner dai familiari è una mancanza di rispetto. Sono giovani, si sono conosciuti all’università. Lei abita in un villaggio a due ore di distanza da quello di Alex, e questa è l’ultima occasione prima delle vacanze estive per passare del tempo insieme. Dopo essere andati in cerca di una guest house dove passare la notte, abbiamo trovato una tenda adibita a locanda. Il pavimento era l’erba del prato, un buco nella tenda lasciava uscire il fumo della stufa accesa e si poteva intravedere il cielo. Ci è stata servita la miglior zuppa di carne e spaghetti che potessimo desiderare. Laura McMasala
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