Magazine Cinema
di George Miller
con Tom hardy, Charlize Theron
Australia, Usa
genere, azione, fantascienza, thriller, avventura
durata, 120'
La creazione di un universo narrativo così intrinsecamente barocco e cinematograficamente ingombrante, com'è quello di questo Mad Max, è una scelta registica tanto più lodevole quanto connotata di una voglia di distaccarsi dal precedente background post-apocalittico-distopico della saga, orientandosi verso l'estremizzazione dei tratti fantasy/steampunk che, pur integrati nei canonici topoi del Mad Max, conferiscono al film un taglio fantascientifico dal sapore fumettistico che non è affatto un cattivo modo di rivisitare/reinventare la saga.
Ma il film non si esaurisce nella caratterizzazione di questa nuova e pur affascinante estetica, e intesse una storia sufficientemente interessante da far quasi pesare la continua – a tratti morbosa – insistenza della macchina da presa sull'azione esplosiva finalizzata alla mera spettacolarizzazione dell'inseguimento.
Facendosi infatti forza della valenza quasi allegorica degli elementi narrativi – tratto che qui, fortunamente, non è solo l'alibi di una scrittura superficiale – , il film procede come un lungo inseguimento nel panorama desertico di una terra desolata dove Furiosa (Charlize Theron) scappa in cerca di redenzione accompagnata da un carismatico e tormentato Mad Max (Tom Hardy) e dalle mogli di un crudelissimo Immortan Joe (Hugh Keays-Byrne, l'ex Toecutter), un autoproclamato signore della guerra e messia delle masse affamate in uno dei pochi insediamenti umani rimasti.
Il Macguffin sposta l'azione sulla strada, facendo del film un particolarissimo road movie dall'azione spropositatamente magniloquente – tanto da rendere completamente superfluo il 3d – che tuttavia riesce a coinvolgere per il delicato incastro dei rapporti umani che si viene a creare mentre l'inseguimento continua.
Ai personaggi viene infatti affidata l'anima del film, alle loro considerazioni e alla curata evoluzione delle loro personalità – tutte caratterizzate individualmente, anche quelle delle bellissime mogli-oggetto con poco spazio nel film – che, attraverso percorsi individualmente diversi e restituiti in modo capace con poche battute, riconsegnano una lettura estremamente profonda per la sua cifra quasi favolistica.
Michelangelo Franchini
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