Sono tornato!! Qualcuno si era reso conto che per un mesetto non ho più scritto nulla?? Ne dubito, comunque ok. Ne ho anche approfittato per rimettere a posto la grafica del blog e renderla un po’ più…moderna, o comunque diversa da prima. Una volta finiti questi essenziali passaggi, eccomi di nuovo qui a ciarlare, con tanta di quella roba su cui scrivere che mi verrebbe voglia di smettere di nuovo. Ma partiamo, invece che dalla cima della lista, dal suo fondo, ovvero dall’ultima cosa che ho visto: Mad Max – Fury Road.
Chi mi conosce lo sa, non sono un grande amante dei remake/reboot, ma questo titolo aveva qualcosa di diverso rispetto agli altri. Innanzitutto dietro la macchina da presa c’è George Miller, creatore della saga originale di Mad Max, quella con protagonista Mel Gibson uscita dalla fine degli anni ’70 ai primi ’80. In secondo luogo nel ruolo di Max, al posto di Gibson, c’è Tom Hardy che è quasi una garanzia ormai. Terzo elemento, infine, è il trailer del film, che da solo è una figata colossale, capace di far salire la scimmia anche a chi non apprezza il genere action. Un piccolo quarto elemento, inoltre, potrebbe essere il fatto che non ho ancora capito se questo film sia un reboot o un continuo della saga. Da una parte, infatti, si parla di “riavvio”, ovvero di reboot, ma lo stesso Miller recentemente ha dichiarato che i fatti di Fury Road potrebbe svolgersi esattamente dopo quelli di Mad Max – Oltre la sfera del tuono.
Per chi non avesse studiato, comunque, la saga di Mad Max – arrivata in Italia con il nome di Interceptor – parte nel 1979, dove un giovane Max Rockatansky è un poliziotto che fa parte dell’unità Interceptor. Il mondo sta crollando e bande di anarchici saccheggiano centri abitati e negozi. Max, quando la situazione volge al peggio, decide di scappare con la sua famiglia, che ovviamente viene uccisa, ma per tutta risposta si vendicherà sugli anarchici. Nel secondo capitolo – Il guerriero della strada del 1981 – il mondo è completamente stravolto. La desertificazione avanza incontrastata e gli uomini si uccidono per acqua e benzina. Questo particolare capitolo della saga, qualche anno dopo ispirerà Tetsuo Hara nella creazione del suo orgasmico Ken il Guerriero. Max questa volta aiuterà con riluttanza (come sempre) un gruppo di sopravvissuti a lasciare una base di estrazione petrolifera con parecchia benzina, senza essere uccisi dagli Homungus. La saga si chiude nel 1985 con Oltre la sfera del tuono, al quale partecipa anche Tina Turner. In questo capitolo Max è senza la sua V8 Interceptor, distrutta nel capitolo precedente, Qui Max vivrà un’altra avventura, stavolta un po’ diversa dalle altre. Uno dei capi saldi della saga, infatti, sono sempre stati i folli inseguimenti in auto, che nel terzo capitolo mancano quasi del tutto. A distanza di 30 anni (30!!!) Miller decide di riprende in mano il suo bambino e crea un nuovo capitolo, Fury Road appunto, che narra nuovamente le gesta del folle Max. Non starò qui a sintetizzare la trama del film, dico solo che la pellicola è praticamente 120 minuti di inseguimento folle in mezzo al deserto, andata e ritorno. Miller mette in campo tutto il suo genio e crea il personaggio di Immortal Joe, il villain principale del film, interpretato – questa è bella – dal villain principale del primo film di Mad Max. Joe ha costruito una società piramidale, dove in cima c’è lui, sotto i suoi figli mutanti (frutto delle radiazioni che avvolgono la terra), poi i figli di guerra e in fondo il popolo affamato e stanco. La caratterizzazione fisica e psicologica dei tre principali villain del film è qualcosa di eccezionale, così come lo è quella dei “figli di guerra”, pronti a morire per il loro padrone e per raggiungere il Vallhalla (AMMIRAMI!!!). Dall’altra parte della barricata c’è un quasi sempre silenzioso Tom Hardy, che per la prima metà del film non sembra neanche essere il protagonista, mentre una amputata Chalize Theron ricopre un ruolo molto più principale.Gli inseguimenti sono mozzafiatto e le battaglie che vengono combattute in movimento sono qualcosa di spettacolare. Il film inizia a far battere il cuore dopo pochi minuti e non da tregue per tutta la sua durata. I momenti di calma sono fugaci e spesso immaginari. Miller, inoltre, mette nelle scenografie tutto se stesso, creando qualcosa a metà tra il post-apocalittico e lo steampunk…surreale e stupendo. Dietro le quinte degli scontri, la fa da padrone il Duff Warrior, il chitarrista in pigiama rosso che per tutto l’inseguimento non fa che suonare e sparare fuoco dalla chitarra. Un tocco di classe che da alla pellicola un tono folle. Miller gira un film come non se ne vedevano da anni e come ogni amante dell’action se l’era sempre immaginato. Un amplesso di suoni, urla, sangue e polvere che entra da subito nella storia del cinema come il reboot meglio riuscito di sempre.