Magazine Cinema
(id.)
di George Miller (Australia, 2015)
con Tom Hardy, Charlize Theron, Nicholas Hoult, Hugh Keays-Byrne, Rose Huntington-Whiteley, Zoe Kravitz, Megan Gale
durata: 120 minuti
★★★★☆
Adrenalinico, eccessivo, esaltante. Due ore di divertimento assoluto, senza respiro, una totale "full-immersion" di azione e pathos, una corsa folle contro il tempo, il destino, nemici crudeli e tiranni senza cuore e senza faccia (che fanno tanto Darth Vader...). Chi pensava che il settantenne George Miller si fosse rammollito dopo aver girato nell'ultimo ventennio storie di maiali e pinguini parlanti, deve gioiosamente ricredersi: il reboot di Mad Max è un autentico gioiello di genere, che piacerà anche a chi, come il sottoscritto, non ha proprio una passione viscerale per il cinema action.
Tornato alle origini dopo quasi quarant'anni (il primo Interceptor, con Mel Gibson protagonista, risale al 1979) Miller si reimpossessa di una saga e di un personaggio di culto attualizzandoli al pensiero moderno. Questo è, più di ogni altra cosa, il grande merito del nuovo Mad Max: non è assolutamente un film nostalgico, non ammicca in nessun modo al passato, ma al contrario sfrutta la tecnologia oggi esistente, e soprattutto i temi caldi dell'attualità, per imbastire una pellicola "selvaggia" ma al contempo assolutamente "cool", un mix esplosivo tra due generi classici del cinema (il western e la fantascienza distopica), condensati in 120 serratissimi minuti dove i soldi spesi per la realizzazione (circa cento milioni di dollari, mentre per il primo ne bastarono 400mila!) si vedono davvero tutti, dallo sfolgorante 3D, per una volta funzionale al contesto, ai geniali modelli di veicoli postmoderni, alla bellezza delle location (le riprese, girate nel deserto della Namibia, sono durate ben 7 mesi).
Ma sarebbe sbagliatissimo attribuire al nuovo Mad Max meriti esclusivamente tecnici: in realtà la bravura di Miller sta proprio, potremmo dire, nel registro poetico-romantico-idealista del film, che riproduce un mondo arido e devastato nell'aspetto e nell'anima, dove ci si massacra per un sorso d'acqua e si lotta per ideali altissimi in un contesto di assoluta desolazione: la fiera imperatrice Furiosa (Charlize Theron, splendida anche con un braccio solo e i capelli rasati a zero) rischia la vita per salvare cinque giovani mogli incinte dalle grinfie del laido despota Immortan Joe (Hugh Keays-Byrne), l'eroe solitario Max (Tom Hardy) in fuga (forse) da se stesso, cerca la redenzione e sogna il Walhalla, una specie di Paradiso nordico che dovrebbe accogliere chi riuscirà a raggiungere la Terra Promessa (ammesso che esista), la Vecchia Madre, sopravvissuta a svariate catastrofi ecologiche, custodisce gelosamente una borsa piena di semi che un domani, chissà, restituiranno la vita al pianeta...
Mad Max: Fury Road è un lunga, continua, incessante rincorsa verso un futuro di umanità e speranza tutt'altro che possibile, quasi commovente nella strenua difesa di un'idealismo assoluto e primordiale. Anche se, certo, non c'è proprio tempo e spazio per la melensaggine: Miller lascia parlare le immagini, decretando saggiamente la superiorità dell'azione rispetto ai dialoghi: nessuno dei personaggi pronuncia più di trenta parole in tutto il film, in un tripudio di inseguimenti folli, incidenti, combattimenti corpo a corpo, esplosioni, sparatorie: un autentico bombardamento visivo reso affascinante anche dalla splendida fotografia di John Seale, che alterna gli abbaglianti colori oro/seppia della sabbia arsa dal sole al nero degli spettrali paesaggi notturni. Un film che, nel suo genere, è assolutamente perfetto. Finora, la vera sorpresa della stagione.
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