La fame può trasformare l’uomo onesto in ladro (è cosa nota) e poi ci sono coloro che rimescolano la minestra per tentare di trarre profitto da una situazione già difficile di per sé.
E’ accaduto,qualche giorno fa, in una cittadina del Madagascar meridionale, Betroka, a circa 700 chilometri dalla capitale.
In seguito ad un furto di zebù, episodi ormai ricorrenti nelle zone più povere dell’isola, c’è stato uno scontro tra ladri, detti dahalos in lingua locale, gendarmi e polizia.
Il bilancio è stato di ben 9 morti: sei i ladri e tre gli uomini delle forze dell’ordine.
Tutto questo non ci sarebbe se,in un contesto di povertà determinato sopratutto dall’instabilità politica, che vive il Madagascar ormai da molti anni (2009), non aleggiasse ampiamente corruzione e connivenza tra chi dovrebbe praticare la sorveglianza e chi dovrebbe occuparsi di fare rispettare le regole.
Gli stomaci affamati reclamano. Denaro sonante proveniente dai furti e dalla vendita clandestina dei bovini malgasci è dunque un buon risolutore di problemi.
Ecco così che si formano bande di dahalos con relativi capi,ben addestrati, temutissimi e protetti da chi comanda in alto loco, e a chi è possessore di zebù non resta altro che soccombere.
E, talora, nella strenua difesa di quel poco di ricchezza che si possiede, pure a rischio della propria personale incolumità.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)