volte è meglio dire di non sapere piuttosto che fare i ‘saputi’.
Manuele Madalon è stato la bestia nera dell’ultimo salone del libro di Torino: alcuni studenti del Politecnico hanno smascherato la falsità di personaggi pubblici, affermati letterati e critici, mostrando come spesso i fenomeni si costruiscano a tavolino, per sentito dire.
Il risultato di questo esperimento è indubbiamente sconfortante, perché rilevatore di una diffusa ipocrisia: in Italia non sappiamo dire ‘non lo so, non lo conosco’; piuttosto inventiamo.
Siamo indubbiamente un popolo creativo, un popolo di ‘santi e navigatori’, amanti dei voli pindarici: ma con quale serietà mi accosterò adesso ad un autore come De Cataldo o come Faletti, dopo le panzane dette in webcam?
Il libro L’implosione non esiste, o comunque non è opera di Manuele Madalon: eppure in tanti non si sottraggono al rituale omaggio, al consiglio ad un giovane autore.
Volete un consiglio voi, nobili parrucconi? La Cultura non alberga nei salotti televisivi né nei carnet degli impegni mondani. La Cultura è frutto di sacrificio e, soprattutto, di onestà intellettuale. La colpa di questo piccolo scandalo, che però non avrà gravi conseguenze -purtroppo-, non è più nemmeno internet, ma una faciloneria abissale che rende tutti schiavi del palcoscenico, rende tutte le chiacchiere oscene.