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Madama Sitrì

Creato il 24 febbraio 2013 da Patrizia Poli @tartina

casino-madame-sitri-tariffada Livorno Magazine

di Patrizia Poli

“Viaggio d’andata senza ritorno
Bella Livorno,
Mi fermo qui
Verso l’inferno o al paradiso
Come al bordello
Madame Sitrì”
(Bobo Rondelli)

Quella di madame Sitrì era una casa di tolleranza livornese che non aveva niente da invidiare alle famose maison di Roma o Milano. Un bordello lussuoso, vicino al mare, con grandi saloni, specchi, morbidi divani e poltrone dove erano mollemente adagiate le più belle ragazze sulla piazza, discinte, velate, sorridenti, allegre per contratto, pronte a offrirti un bicchiere di spumante e a farti dimenticare guai e mogli brontolone. Ragazze raffinate, che sapevano trattare i clienti facoltosi, i maggiorenti della città, i cadetti dell’Accademia Navale, addirittura i rampolli di Casa Savoia, spesso persino qualche professore di liceo, sbeffeggiato dai suoi ragazzi appostati fuori, o qualche gesuita che, per l’occasione, si era tolto la tonaca.
A gestirla era una signora elegante, non priva di cultura e dal piglio imprenditoriale, capace di mantenere l’ordine fra i clienti e dirigere le ragazze con bonaria fermezza.
Alla figura di Madama Sitrì e alla sua celebre casa chiusa si sono ispirati Aldo Santini, Giuseppe Pancaccini e Bobo Rondelli, il quale le ha dedicato una celebre canzone.
I bordelli furono chiusi nel 58, dalla legge Merlin.


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