Madame Tutli-Putli

Creato il 05 settembre 2012 da Eraserhead
Ci vuole poco per capire che l’offerta di Madame Tutli-Putli (2007) può considerarsi unica nel mare magnum dell’animazione contemporanea. Basta il carrello laterale sulla banchina della stazione ad inquadrare il lavoro del duo Lavis-Szczerbowski: l’attenzione verso il particolare è maniacale, certosina, in ogni piano ammontano dettagli che lasciano increduli, a bocca aperta, e ciò si deve ad una particolare ibridazione del passo-uno classico con software informatici più recenti. L’esito è veramente soddisfacente tanto che uno stop-motion così ricco, chi scrive, non l’aveva mai visto; sono gli oggetti trasportati direttamente dalla realtà a dimostrare la propria carica fisica, la propria presenza concreta sulla scena, è come se nel tendere la mano verso lo schermo si potessero quasi toccare. Ma la finezza che più colpisce sono gli occhi tremendamente umani della Signora, a quanto si legge appartenenti ad una persona vera e traslati nelle orbite della donna con una specifica tecnica, inquieti e spaventati per ciò che le accade intorno. Viceversa, i suoi guanti, il suo viso e quello degli altri passeggeri (il bambino!), mostrano inequivocabilmente i segni della plasticità intesa come la capacità di plasmare un corpo informe. Tradotto: la capacità di donare vita a qualcosa che la vita non ce l’ha.
La realizzazione estetica della Madame e degli altri ospiti dello scompartimento si allaccia  all’intento concettuale del film, quindici minuti che si prefiggono di immortalare il passaggio per eccellenza, quello che non ha ritorno. Il treno diventa così un traghettatore di anime che ancora non si sono rese pienamente conto della situazione: l’ex tennista continua a fare il becero provolone, i tizi nelle valigie giocano una partita a scacchi che è oltre il loro controllo. Il cambio di registro si manifesta con l’avvento della notte, qui i due animatori pigiano con buoni risultati il pedale della suspense lambendo perfino il macabro con la misteriosa asportazione di un organo interno. È un crescendo tensiogeno orchestrato con sapienza: l’idea di eliminare i ricordi (/i bagagli) dalla vita di Madame arriva sottile ma riesce ugualmente a colpire perché dopo essere stata narcotizzata la donna si trova completamente sola, senza più niente. Il messaggio, per niente luminoso, è perciò funereo, definitivo, inappellabile: la falena-Caronte ti conduce all’ultimo flash. Dopo di te, un’alba lontana.

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