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Madonna quanti cattivi maestri! Ci ridate Alberto Manzi? Per favore...
Creato il 08 gennaio 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Giuseppe Ripa è l’assessore ai Trasporti del comune di Lecce, uno dei feudi barocchi del Pdl. È stato votato e quindi eletto dai suoi concittadini anche perché aveva assicurato loro che, nel giro di un amen, avrebbe risolto l’annoso problema dei filobus. Incapace di farne circolare almeno uno l’assessore, che in qualche modo deve dimostrare di lavorare ai cittadini che lo pagano, si è reinventato esperto di sanità, e giù botte a Nichi Vendola. Solo che, invece di motivare i suoi attacchi con cifre, dati, riscontri oggettivi e denunce ha preferito buttarla sul sesso: “Il problema della sanità pugliese – ha scritto Ripa su Facebook – è serio e grave e va governato da chi ha le palle, ecco perché Vendola non può farlo e ha fallito. Tutta colpa della signorina Vendola”. Ovviamente il popolo della Rete è insorto e ha accusato a stretto giro di post, il “palluto” Ripa di essere uno squallido omofobo. E Ripa mica è stato zitto, ha risposto precisando il suo pensiero che suona così: “In natura esistono sono due tipi di generi umani: l’uomo e la donna. Il resto viene classificato scientificamente come ‘turbe della psiche’, patologia che rientra nelle competenze della scienza sanitaria in generale e della psicanalisi in particolare”. Ora, se nel 2012, potendo attingere a fonti di sapere pressoché illimitate, si ritiene ancora l’omosessualità una turba psichica il problema ha una duplice chiave di lettura: o l’assessore Ripa attinge le informazioni dal Manuale del perfetto medico condotto di Josef Mengele (cognome esatto riportato sulla benemerita Wikipedia) o è talmente impregnato di berlusconismo che non riesce ad andare al di là della visione di un pelo di sticchiu (per la traduzione consultare il dizionario siculo-italiano). Il problema vero è che viviamo in una società che tratta le diversità come cancri da estirpare prima che vadano in metastasi, per cui, se per i negher “occorrono i forni”, come ha scritto l’assessore leghista di AlbengaMauro Aicardi sempre su Facebook (ridotto ormai a un puttanaio), per gli omosessuali il rimedio non può che essere il caro, vecchio, mai estinto manicomio. Per anni il modello uomo-donna (possibilmente a-cerebrata) è stato quello dominante i rapporti sociali e interpersonali. Per anni le televisioni, tutte, ci hanno inculcato l’idea che noi siamo i perfetti (la razza bianca e pura) e gli altri solo monnezza, e lo hanno fatto nel modo peggiore, facendo finta di nulla, ignorando che le diversità esistono, non sono un fenomeno momentaneo da tenere sotto controllo e che rappresentano non una ricchezza inestimabile ma cancri. E le fiction (a parte i discorsi sulla tivvù spazzatura e le economie televisive che in questo contesto non ci interessano), ne sono state la massima espressione divulgativa, l’epigono del “ti faccio vivere la vita degli altri per non farti pensare alla tua”. Le storie raccontate da quei geni di sceneggiatori che le confezionavano, o trattavano l’omosessualità, il razzismo, la xenofobia a livello di macchiette barzellettistiche o non le trattavano per niente negando, di fatto, che un mondo altro esiste e che basta uscir fuori di casa per rendersene conto. In un paese in cui tutti sono commissari tecnici della nazionale di calcio, abbiamo aggiunto una categoria al senso di onnipotenza di noi italiani, siamo tutti massmediologi in grado, quindi, di affrontare e di leggere nel modo più corretto quella che normalmente viene chiamata “informazione”. Ma così non è e venti anni di dispotismo berlusconiano ne sono il risultato più evidente. A questo punto, come dice Carlo Freccero che di televisione se ne intende, “siamo costretti a ricominciare daccapo, a cambiare radicalmente il concetto di fiction imperante e vincente finora e iniziare a ri-alfabetizzare una nazione ridotta all’ignoranza più becera. Occorre cambiare totalmente il modo di fare televisione e informazione, occorre andare oltre ricominciando da zero”. Noi aggiungiamo “dall’abc”, da Alberto Manzi e da “Non è mai troppo tardi”, nella speranza di riuscire a incappare, ma non per caso, in qualche bravo maestro che ci faccia dimenticare i tanti “cattivi” che abbiamo incontrato, e incontriamo, ogni giorno su Facebook e sulla nostra strada. Ha ragione, purtroppo, Freccero. Dobbiamo tornare tutti all’abc. Fuori gli abbecedari è ora di tornare a studiare seriamente.