dipende dall'uso che se ne fa."
Una settimana fa mi trovavo in Abruzzo e, svogliando l'edizione locale del Messaggero, mi è saltata all'occhio una notizia. "Io, mamma felice: è un miracolo" titolava il giornale. Ho strappato la pagina, piegata con cura e messa in tasca. Ciò che viene chiamato miracolo non è che un prodigio della tecnica, l'ennesima testimonianza di quanto la scienza oggi - ma non sempre - non si ponga più limiti. In un ospedale di Sulmona, una donna di 58 anni ha potuto finalmente coronare il suo sogno d'essere madre. Un fatto che ha attirato su di sé i riflettori della società. La donna si è sottoposta alla fecondazione assistita e per far ciò si è recata fino in Repubblica Ceca, essendo tale pratica vietata in Italia. E' straordinario, dicono, che la scienza possa colmare il vuoto lasciato dalla natura: il desiderio di maternità, il figlio a lungo atteso e che si credeva di non poter avere. Non più. Oggi si può, e questo può accendere una speranza in tutte quelle donne che non hanno avuto tale fortuna. Non per dare un dispiacere a questa neo-mamma, ma ciò che essa chiama miracolo, lo vedo come un estremo atto di egoismo. La fecondazione assistita può venire incontro a quelle coppie che hanno problemi di concepimento, ma questo deve pur scontrarsi con l'etica. Quando una madre decide di mettere al mondo un figlio, dovrebbe farlo non solo pensando alla propria felicità, ma anche pensando alla felicità futura del nascituro. Le prospettive, le sicurezze sulle quali la sua esistenza può e deve - seppur instabilmente di questi tempi - poggiare. Invece capita che, accecati dai propri desideri, alla ricerca continua di una felicità che si crede possa nascondersi in piccoli accadimenti "miracolosi", si trascuri poi quel che sarà la felicità altrui. Quali sono le sicurezze che una madre ormai alla soglia dei 60 anni e un padre 64enne possono offrire al piccolo nato? Un bambino che si ritroverà a 6 anni con un padre di 70 ed una madre di 64. E, se è vero che la vita media si allunga, questa il più delle volte è accompagnata da difficoltà fisiche, problemi di salute e nei casi peggiori la morte. Mi chiedo se questa "fortunata" coppia abbia pensato almeno un momento a quel che sarà la vita del proprio figlio negli anni.
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