Mafia e camorra uniti a Foggia per business soldi falsi

Creato il 16 aprile 2012 da Nottecriminale9 @NotteCriminale

Un'organizzazione mafiosa foggiana, non soddisfatta delle attività illecite, ha deciso di diversificarle e di specializzarsi nella produzione di banconote false da immettere sul mercato locale e non. La mafia locale aveva inizialmente avviato il business  in joint venture con la camorra napoletana, quella dei Casalesi, e ha poi proseguito in proprio col beneplacito dei camorristi. 
È quanto ritengono gli inquirenti della distrettuale antimafia barese e gli investigatori della guardia di finanza che, con l'accusa di falsificazione di moneta e ricettazione, hanno arrestato oggi Luigi Coda e Gianfranco Laquaglia, pregiudicati di Foggia ritenuti affiliati all'organizzazione foggiana. Gli ordini di custodia cautelare in carcere sono stati emessi dal giudice di Bari per le indagini preliminari su richiesta della distrettuale di Bari, che ha indagato in collaborazione con la procura di Foggia. 
Una operazione analoga venne compiuta dalla guardia di finanza a Foggia il 19 marzo scorso: col coordinamento della distrettuale di Bari e la collaborazione della procura di Foggia, la guardia di finanza arrestò dieci pregiudicati affiliati alla mafia foggiana e a quella dei casalesi. 
Circa un anno fa, invece, nel marzo 2011 venne scoperta alla periferia di Foggia una vera e propria zecca clandestina dove operava uno specialista nell'arte della falsificazione, un romeno, che al momento dell'irruzione aveva già fedelmente riprodotto banconote del taglio di 20, 50 e 100 euro, per un ammontare di 250.000 euro (120.000 stampati, ma ancora da ritagliare). 
Coda e Laquaglia - secondo gli investigatori - sarebbero gli organizzatori della stamperia: non solo erano riusciti ad assoldare il romeno, ritenuto uno dei migliori falsificatori di banconote sul mercato della contraffazione, ma erano riusciti anche a procurarsi la materia prima originale, carta filigranata proveniente da un carico rubato dalle Cartiere di Fabriano.

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