Si sono conclusi il primo grado ordinario e il secondo grado del rito abbreviato del processo Minotauro sull’ndrangheta in Piemonte: circa 50 condanne complessive per 500 anni di carcere
IL MINOTAURO - L’operazione Minotauro nasce nel 2006 da un accorpamento di tre indagini distinte. Queste vanno a formare il nucleo primario di quel fascicolo che alla fine sarà di circa 4000 pagine e che porterà alla sbarra più di 150 imputati. Importanti per la tesi della Procura le testimonianze del pentito Rocco Varacalli, che in più udienze ha descritto alla Corte la formazione delle locali e la loro presenza capillare sul territorio. Un processo che ha provato, in via quasi definitiva in secondo grado del rito abbreviato, la presenza dell’ndrangheta sul territorio piemontese e le sue collusioni con i colletti bianchi nel primo grado del rito ordinario.Due processi che hanno portato ad altrettante sentenze a distanza di due settimane l’una dall’altra, che premiano il lavoro compiuto dalla Procura di Torino in quanto la struttura dell’accusa ha retto. Le condanne per 416bis – reato di associazione mafiosa – sono state emesse in larga quantità e coloro che erano stati individuati come capi delle varie locali sono stati condannati.
Tirando le somme, troviamo 37 condanne – di cui 23 per associazione mafiosa - e 38 assoluzioni per quanto riguarda il primo grado dell’ordinario. Tra le prime, risaltano i 21 anni e 6 mesi di reclusione di Vincenzo Argirò, considerato un esponente di spicco del crimine, e i 14 anni Salvatore Demasi, indicato come il “padrino” di Rivoli e uno dei referenti che si interfacciavano con la politica Piemontese. Per il rito abbreviato abbiamo 49 condannati che dovranno scontare oltre 200 anni di carcere con la pena massima di 13 anni a Bruno Iaria.
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