Se ci son froci qui, problemi loro. Mi auguro non ci siano, in Nazionale. [Antonio Cassano]
Fossi finocchio, non mi indignerei affatto, anzi, mi rincuorerebbe non poco la dichiarazione di Cassano. Non guasta mai un documento video che attesta la validità dell'equivalenza Omofobia = Ignoranza.
Magari un culattone se ne sbatte proprio di certe esternazioni, ma se proprio volesse fare lo sforzo di sentirsi chiamato in causa, potrebbe solo tirare un sospiro di sollievo. Perché se i pigliainculo hanno i loro problemi da non poco in una società ancora fortemente caratterizzata da omofobia, ben pochi froci scambierebbero i propri problemi con quelli che ha Cassano, per giunta inconsapevole di averli.
Dopotutto, a legger bene, qua non c'è nemmeno da scomodare l'omofobia da equiparare all'ignoranza. Qua c'è soltanto un ignorante, omofobo suo malgrado, che s'allinea a un rassicurante, tanto condiviso quanto poco dichiarato, diffuso sentire. Involontariamente offensivo più che intenzionalmente ostile.
Qualcuno magari potrebbe spiegare a Cassano che in certi ambienti machi e virili, l'orecchino è sinonimo di femminiello, e che qualche tempo fa, senza andare troppo indietro, qualcuno avrebbe ammiccato con un sorrisino per insinuare sintomi di frociaggine.
Ma stia tranquillo Antonio, la sua ignoranza (che non contiene pesantezza negativa, soltanto constatazione biografica di percorsi formativi) così come il suo orecchino, possono dormire sonni lunghi e tranquilli. A vegliare su di loro c'è l'intelligenza dei prodi froci, che, per esser tali, nell'Italia dei virili cervelli pedatori, dove i piedi ragionano meglio con un pallone di quanto un cervello ragioni con i piedi, devono avere le spalle larghe e le palle quadrate. Da fare invidia a uno stallone etero.
Se qualcuno ha davvero dei problemi da risolvere con il proprio cervello, è eventualmente il responsabile dell'ufficio stampa e pubbliche relazioni della FIGC, visto che ce ne vuole tanta di segatura in testa per lasciare fare una figuraccia del genere a un'intero paese, senza correre ai ripari in tempo reale, non avendo saputo fare prevenzione. Se il culo è perduto, salviamo almeno la faccia. Poiché l'intervista del giocatore della nostra nazionale di calcio farà il giro del mondo. E con le persone intelligenti, a prescindere dalle tendenze sessuali, faremo l'ennesima figura da provinciali degli usi e costumi. Ancor di più quando, puntualmente, arriveranno le scuse tanto formali quanto ipocrite della FIGC. Con le persone omofobe, beh, conta poco che figura si farà; gli scemi, solitamente, durano il tempo della loro pochezza.
Antonio Cassano ha rivelato se stesso per quel che è. Niente di nuovo, né di preoccupante, ne di scandaloso sotto il sole. Se c'è da indignarsi, è casomai con i notabili delle istituzioni, calcistiche comprese, quelli che hanno avuto la fortuna, a differenza di Cassano, di fare le scuole grosse, e dai quali ci si aspetterebbe di vedere un credibile impegno a favore dell'educazione alla valorizzazione delle diversità, fin dalla scuole, quelle di calcio comprese. Cassano ha soltanto detto ingenuamente ciò che in molti tacciono scaltramente.
Se però, davvero, dei gay fossero in squadra con Cassano, sarebbe bello se cogliessero l'opportunità per sbatterglielo in faccia. Il loro essere se stessi, intendo dire.
Qualcosa del tipo: Antonio, io sono gay. Tu, che problemi hai? Parliamone.
Sarebbe una buona occasione per cominciare a dare un piccolo contributo a migliorare un ambiente retrogrado e maschilista nel quale essere gay e calciatore al contempo ci riporta al medioevo della risatina idiota in cerca di platea compiaciuta e connivente.
Del resto, già Antonio Di Natale poco tempo addietro ha fatto intendere che aria tiri negli spogliatoi del calcio italiano: I gay restino nell'ombra. Come reagirebbero i tifosi? È questo il massimo sostegno morale che il mondo del calcio riesce a esprimere.
Sarebbe davvero interessante se i gay del calcio che conta, sfruttando l'effetto di risonanza mediatica del quale godrebbero, puntassero sulla dignità della loro integrità emotiva, uscendo dall'ombra di una convenienza contrattuale che consiglia di tacere. Perché i soldi, diciamocelo, mettono d'accordo ogni tendenza sessuale.
Sono scelte personali, per carità. E nessuno è tenuto a dimostrare nulla a nessuno.
Dico, sarebbe interessante, semplicemente perché, subito dopo, sarebbe curioso vedere come reagirebbero quelli con le palle - tifosi etero s'intende, rigorosamente ultras - sarebbe bello vedere se avrebbero il coraggio di andare a tifare per un calciatore gay, se a loro figlio regalerebbero la maglietta con sulla schiena il nome di un gay dichiarato. O se avrebbe la meglio la frociaggine interiore di tanti etero.
Sarebbe bello vedere se tifosi, compagni di squadra, dirigenti, addetti ai lavori, saprebbero essere all'altezza della situazione, oppure alla bassezza degli stereotipi di virilità muscolare.
Allora sì, tanti etero sarebbero chiamati a fare outing dei propri intimi convincimenti.
Noi, gli eterosessuali, verremmo messi alla prova, non certo gli omosessuali, che dalla vita sono già fortificati abbastanza, per far fronte, ogni giorno, a tanta imperante ignoranza. Che a volte va a braccetto con l'omofobia, toccandole il culo.
Ma tu guarda che bella accoppiata di pensieri lesbici!
K.