Magellano, pirati dal cuore tenero

Creato il 10 dicembre 2012 da Ilovegreen @ilovegreen_blog

Il 4 dicembre è uscito Tutti a spasso, il primo album dei Magellano, trio genovese composto da Pernazza (Ex-Otago, The Hashtag e Chiambretti Night), Filo Q (cantautore elettronico e producer) e Drolle (batterista e creative director). Insieme hanno un piano di fuga: creare un nuovo sound, una patchanka 2.0 dove si incontrano hip hop e canzone d’autore, che li aiuti a scappare da un presente non troppo confortante.
Filo Q ha accettato di rispondere alle nostre domande, parlandoci del disco, dei loro sogni, della loro città.

Per il vostro progetto avete scelto il nome di uno dei più famosi esploratori, Magellano, mentre il titolo del disco è Tutti a spasso. Il vostro viaggio ha una destinazione?

Al momento nessuna, e a nessuno di noi interessa quale possa essere la meta. Quello che ci piace è sentirci in movimento, il transitare, lo spostarsi ed il lasciarsi portare dai flussi. Non il luogo d’arrivo, anche perché quello rappresenta sempre la fine del viaggio, e questo viaggio per noi è appena incominciato.

Nel vostro disco coabitano felicemente stili musicali anche molto diversi tra loro. Siete così diversi anche voi tre?

Il fatto che nello stesso album siano intrecciati tra loro diversi stili musicali e linguaggi sonori, seppur attraversati da un unico fil rouge, non è tanto il frutto dell’accostamento di tre diverse personalità, quanto piuttosto di tre persone che avevano voglia di creare un progetto che potesse contenere le differenti derive sonore che ognuno porta dentro di sé. Quindi potrei dire che Magellano è la somma di tre personalità-multiple-musicali.

In Genova per chi? cantate: “Wow, che fico, vivi nella città del Salone Nautico e del porto antico, della Lanterna, del centro storico, di via Pre, della Boccadasse di Paoli e dei vicoli di De Andrè”. Ma cosa è davvero Genova? E cosa cambiereste in questa e in tante altre città italiane da cui in molti cerchiamo di scappare?

Penso che Genova, come tutti i luoghi in cui uno nasce, risenta di quel binomio odio-amore, restare o scappare, e così via. Genova è una città di contraddizioni, una città dura, visivamente molto potente, un po’ grande città un po’ paesone, un labirinto in cui perdersi. La potrete vedere nel video del primo singolo Tutti a spasso, e fotografata in alcune delle zone di maggior meltin’pot, può non sembrare neppure Italia. Genova è un porto, e come ogni buon porto mette a stretto contatto, e a convivenza forzata e ravvicinata, culture diverse tra loro, creando un mosaico che a noi piace moltissimo.

La prima parte di Paesaggio infinito ricorda un po’ il sound e lo stile di Samuele Bersani. C’è qualche cantante o gruppo con cui vi piacerebbe collaborare in futuro?

Intanto grazie, sei la prima persona che ce lo fa notare, e, pur non essendo un profondo conoscitore della discografia di Bersani, penso che abbia scritto alcune canzoni davvero molto belle. In particolar modo mi piace il lavoro che fa sul groove delle parole, applicato a forme cantautoriali. È un aspetto che curiamo molto anche noi: è grazie a maestri come Bob Dylan, e al lavoro che hanno fatto sul ritmo delle parole e sull’uso della voce come strumento altro dal bel canto, se si è arrivati a linguaggi come l’hip-hop.
In Italia di artisti con cui ci piacerebbe collaborare ce ne sono diversi, i Tre Allegri Ragazzi Morti, Mama Marjas e gli Sweet Life Society, per citarne solo alcuni. Al momento stiamo iniziando una collaborazione con Lo Stato Sociale, vedremo come andrà a finire, ma sicuramente in futuro ci saranno diverse collaborazioni con altri musicisti. Lo abbiamo fatto da subito ed è una cosa che ci piace molto, ci stimola e arricchisce.

Nel disco nominate il ministro Fornero e sulla vostra pagina Facebook compare la parola choosy. Inevitabile la domanda: secondo voi i giovani italiani sono davvero così schizzinosi?

Per quello che riguarda i nostri amici, e le persone che incontriamo stando in giro, non posso dire altro che assolutamente no. Vediamo ragazze e ragazzi fare di tutto, barcamenarsi tra mille lavoretti, cose che durano poco o che non danno abbastanza per pagare l’affitto, pur continuando a portare avanti i propri progetti, con fatica e passione. Quindi di gente che fa scelte di comodo devo dire che non se ne vede molta in giro, almeno dalle nostre parti, forse dove bazzica Elsa un po’ di più.

“Siamo tutti stanchi delle vostre favole rassicuranti … Sotto questo sole siamo solo in cerca di una via di fuga ancora aperta”. Ne avete qualcuna da suggerire a chi, come voi, pensa che la situazione non sia poi così Ok ok?

Non saprei, ognuno ha le sue fughe. Per quanto ci riguarda, sicuramente il viaggio è un modo per affrontare questo momento non proprio facile, dando alla parola e al gesto del fuggire una valenza positiva. Noi, forse, siamo vicini a come lo vedeva Salvatores: uno strumento di ricerca della propria interiorità e abbandono di modelli e miti collettivi. Retwitto una sua citazione: “in tempi come questi la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare” (Henri Laborit).


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