Magazine Cinema
Durata: 95'
La trama (con parole mie): siamo nella provincia rurale americana non lontani da Kansas City, in un presente straziato da un'epidemia che giorno dopo giorno rende i contagiati simili a veri e propri zombies. Il governo, attraverso la polizia e gli ospedali, si preoccupa di prelevare chi, al termine dell'incubazione, è sul punto di trasformarsi definitivamente per condurlo ai centri di quarantena, dove i soggetti vengono, di fatto, condotti alla fine.Quando la teenager Maggie viene morsa e contrae l'infezione suo padre Wade ottiene come favore dal capo della polizia locale di portare la ragazza a casa e tenerla sotto osservazione fino a quando dovrà essere necessariamente portata in quarantena, organizzandosi in modo da trasferire a scopo precauzionale gli altri due figli, avuti da un secondo matrimonio, a casa di una zia.Maggie e Wade, dunque, finiscono per passare insieme le ultime settimane di coscienza della ragazza.
Non troppo tempo fa, grazie al sempre mitico Bradipo, venni a sapere dell'uscita oltreoceano di un film che, sulla carta, aveva tutte le carte in regola per essere amato qui al Saloon: minutaggio più che onesto, Schwarzenegger, zombies ed Abigail Breslin, indimenticata e fin troppo cresciuta Olive di Little Miss Sunshine. Come se non bastasse, il suddetto Bradipo finiva per promuovere la pellicola, lasciando dunque che l'hype del sottoscritto in merito aumentasse a dismisura.
Visione alle spalle, ed uscita italiana clamorosamente avvenuta - con un titolo che è un vero e proprio affronto all'intelligenza umana -, non posso che trovarmi a confermare pienamente quelle che erano le migliori aspettative della vigilia: Maggie è un film di zombies atipico - chi si aspetta Schwarzy pronto a fare fuori morti viventi a frotte tra colpi d'arma da fuoco, cazzotti ed esplosioni ha sbagliato decisamente indirizzo -, la storia toccante di un lungo addio in grado di raccontare, prima ancora dell'epopea horror dei protagonisti e della cornice in cui vivono, il rapporto tra un padre ed una figlia, il superamento del dolore, la presa di coscienza rispetto alla malattia e alla morte.
Tematiche, dunque, decisamente reali e quotidiane sfruttate per dare una nuova interpretazione ad un genere che, di norma, riserva esclusivamente grandi massacri gore, ritmi forsennati e fiato sul collo: ovvero tutto quello che non troverete nel lavoro di Henry Hobson, pronto a stupire - in positivo - con tempi dilatati che trovano nella sfida rappresentata dal granitico Arnold pronto a piangere sulla scena il momento di maggior thrilling della pellicola, incentrata al contrario sui sentimenti che guidano i protagonisti verso l'inevitabile - e certo non conciliante - conclusione.
Una storia di genitori e figli - ottima l'evoluzione del rapporto tra Maggie e la sua madre acquisita, seconda compagna di Wade, e con il fratello e la sorella minori -, di teenagers - basta la manciata di minuti della gita con gli amici per descrivere le angosce ed i timori di un'età tra le più difficili della vita -, di dolore e soprattutto gestione dello stesso, dalle angosce e dalla maturazione della giovane protagonista alla presenza - non si potrebbe definire altrimenti - del padre, culminata nella sequenza - forse la più horror dell'intera pellicola, per certi versi - dell'ultimo saluto prima della scelta che conduce all'epilogo.
Per certi versi, volendo attribuire a questo film una profondità d'essai, si potrebbe quasi pensare che l'autore ed il regista abbiano scelto di sfruttare l'argomento zombie per affrontare un tema decisamente attuale e scottante come quello dell'eutanasia, a braccetto con la morte ed i rapporti che legano indissolubilmente insieme al sangue: l'accenno alla situazione del vicino di Wade, pronto a non denunciare la malattia di moglie e figlia per tenerle accanto nonostante la loro trasformazione è emblematico, in questo senso.
La stessa Maggie, in bilico tra quello che è stato, il ricordo della madre, il rapporto con il padre, quello che avrebbe potuto essere, la coscienza di tutte le possibilità che i suoi coetanei non contagiati potranno avere pur in un mondo segnato da una pestilenza come quella che l'ha colpita, è un charachter che non si dimentica facilmente: forte e fragile, piccola piccola quanto adulta.
In un certo senso, è così che siamo tutti, di fronte alla fine.
Testardi e vulnerabili, i bambini che eravamo e gli adulti che, in una certa misura, siamo costretti a diventare.
In un anno in cui è stato incensato decisamente troppo un presunto - e finto - cult come It follows, Maggie - nonostante il giudizio e l'accoglienza tiepidi, ed alcune ingenuità nella realizzazione e nello script - rappresenta decisamente meglio del suo più illustre - almeno sulla carta - compagno di genere un'alternativa unica e potente, un nuovo modo di vedere l'horror senza dimenticare, per questo, la sua tradizione.
Perchè l'horror non è che lo specchio deformato e deformante della nostra quotidianità.
E non sempre quello che la stessa riserva fa meno paura.
MrFord
"When your lost
I am found
when you slip
I hold my ground
when I fall
please take a bow
and when you're up
just remember I am down."The Black Crowes - "By your side" -
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