“Noi siamo dell’Italia i bersaglier, siamo ciclisti, i falchi della guerra” (Canto del corpo dei bersaglieri ciclisti, nella prima guerra mondiale) – Molte donne si erano inginocchiate per terra, avendo a lato i loro figlioli. La strada è un nereggiare di folla che la percorre gridando “ITALIA! ITALIA!” (Bruno Roghi sulla tappa di Trieste del 1946) – “Io vado avanti anche da solo. C’è Trieste che aspetta” (Giordano Cottur) –“Moser può essere preso come l’emblema del ciclista professionista attuale, in cui convivono l’atleta, l’uomo spettacolo ed il businessman” (Francesco Conconi) – “Coppi è il mito perfetto” (Gianni Mura) – “Vai Girardengo, vai grande campione, nessuno t’insegue su quello stradone,” (Francesco De Gregori) – “Mi brucia il culo!” (Luigi Ganna al patron Cougnet, dopo aver appena vinto il 1° Giro d’Italia del 1909) – “Il tempo è sacro. Ho vinto tre Giri d’Italia per 2 minuti e 4 secondi. Neppure un secondo va sprecato” (Fiorenzo Magni) – “Il solo motivo per seguire Nencini in discesa è se si ha un desiderio di morte” (Raphael Géminiani) – “Un ciclismo pulito è pura illusione” (Francesco Moser, dall’Equipe del 1999) – “Una bicicletta può ben valere una biblioteca” (Alfredo Oriani) – “Ma andate a vedere cos’è un ciclista e quanti uomini vanno in mezzo alla torrida tristezza, per cercare di tornare con quei sogni” (Marco Pantani) – “Che fa Bottecchia, piange?” “Si, perché penso che a casa non sentiranno più la fame” (Ottavio Bottechia, quando firmò un contratto per correre in Francia) – “Chi non ha conosciuto tutto questo, chi non ha conosciuto il Giro, è come chi non ha conosciuto suo nonno, oppure De Amicis e la piccola vedetta lombarda. Nessuno è più orfano di lui” (Indro Montanelli, 1947) – “Non si può correre il Tour solo ad acqua minerale” (Jacques Anquetil) – “Salute a voi, superstiti,…Voi avete meritato dalla Patria: l’Italia non dei retori che odiano la sincera eloquenza, o degli zoppi che detestano gli agili, o dei vigliacchi che credono la forza brutale…Una vera, nuova, indipendente, alacre Italia, un’Italia fervidamente pagana, che sa la virtù latina, cioè il coraggio, che sa la gioia della lotta e del convito, e vi si è adunata intorno.” (Innocenzo Cappa, 27 maggio 1909, La Gazzetta dello Sport).
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“Noi siamo dell’Italia i bersaglier, siamo ciclisti, i falchi della guerra” (Canto del corpo dei bersaglieri ciclisti, nella prima guerra mondiale) – Molte donne si erano inginocchiate per terra, avendo a lato i loro figlioli. La strada è un nereggiare di folla che la percorre gridando “ITALIA! ITALIA!” (Bruno Roghi sulla tappa di Trieste del 1946) – “Io vado avanti anche da solo. C’è Trieste che aspetta” (Giordano Cottur) –“Moser può essere preso come l’emblema del ciclista professionista attuale, in cui convivono l’atleta, l’uomo spettacolo ed il businessman” (Francesco Conconi) – “Coppi è il mito perfetto” (Gianni Mura) – “Vai Girardengo, vai grande campione, nessuno t’insegue su quello stradone,” (Francesco De Gregori) – “Mi brucia il culo!” (Luigi Ganna al patron Cougnet, dopo aver appena vinto il 1° Giro d’Italia del 1909) – “Il tempo è sacro. Ho vinto tre Giri d’Italia per 2 minuti e 4 secondi. Neppure un secondo va sprecato” (Fiorenzo Magni) – “Il solo motivo per seguire Nencini in discesa è se si ha un desiderio di morte” (Raphael Géminiani) – “Un ciclismo pulito è pura illusione” (Francesco Moser, dall’Equipe del 1999) – “Una bicicletta può ben valere una biblioteca” (Alfredo Oriani) – “Ma andate a vedere cos’è un ciclista e quanti uomini vanno in mezzo alla torrida tristezza, per cercare di tornare con quei sogni” (Marco Pantani) – “Che fa Bottecchia, piange?” “Si, perché penso che a casa non sentiranno più la fame” (Ottavio Bottechia, quando firmò un contratto per correre in Francia) – “Chi non ha conosciuto tutto questo, chi non ha conosciuto il Giro, è come chi non ha conosciuto suo nonno, oppure De Amicis e la piccola vedetta lombarda. Nessuno è più orfano di lui” (Indro Montanelli, 1947) – “Non si può correre il Tour solo ad acqua minerale” (Jacques Anquetil) – “Salute a voi, superstiti,…Voi avete meritato dalla Patria: l’Italia non dei retori che odiano la sincera eloquenza, o degli zoppi che detestano gli agili, o dei vigliacchi che credono la forza brutale…Una vera, nuova, indipendente, alacre Italia, un’Italia fervidamente pagana, che sa la virtù latina, cioè il coraggio, che sa la gioia della lotta e del convito, e vi si è adunata intorno.” (Innocenzo Cappa, 27 maggio 1909, La Gazzetta dello Sport).
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