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Artista: Magi Titolo: Win Or Lose Anno: 1972 Label: Uncle Dirty's (6102 N13)
John Gaut - vocals Tom Stevens - bass, vocals Larry Stutzman - guitar, vocals Steve Van Laningham - guitar Jerry Wiggins - drums
1 Win Or Lose 5:02 2 Undecided Man 3:10 3 I Didn't Ask You 5:46 4 Steve's Jam 4:44 5 Fryin' Away Time 6:53 6 Snow Bound 4:53 7 Runnin' Low 5:39 8 Everytime I'm With You 4:38 E questi chi sono? Una specie di Grateful Railroad Service? Una degenerazione heavy-psych della carta smeriglia a marca Pretty Things? Senza l’ispirazione dei grandi, ma con una carica elettrica e nervosa da fare invidia e purtroppo mortificata solo da una sottoproduzione che grida vendetta, con quel sound sputato fuori come da un live a presa diretta, tanto che sembra di ascoltare la Bibbia del Rovescio della Medaglia. Ma del resto non si può sbagliare: con quella foto di copertina tra baffi e boccoli, il logo ipnotico e palesemente op-art, il nome in vago stile art nouveau... I (Re) Magi in origine erano tre, qui sono cinque, allineano due chitarre ed un cantante espansivo e generoso, col bel timbro dello sciupafemmine bastardo e senza pudore. Esplorano tutte le possibili varianti dell'assolo intricato, del duello solista e della jam estemporanea, del solipsismo di Gibson alla Alvin Lee, che spunta fuori a metà di canzoni tortuose come labirinti in bianco e nero dove fuzz e distorsioni assortite dominano con la strafottenza di maschi alfa in astinenza di estrogeni nell'aria. Un album robusto, teso, sempre sulla corda, sempre cattivo al punto giusto, che concede anche qualche effetto galattico (Fryin' Away Time) ma sta ben ancorato sull'asfalto come una Camaro sulla 66: basti la galoppata di Everytime I'm With You, o il basso profondo dello strumentale Steve's Jam. Manca del tutto il singolo in grado di spaccare-culi-a-destra-e-sinistra, manca la canzone che ti resta in testa, ma tutto il disco è costruito su un'integerrima, e pur monocroma, continuità sonora, da ascoltare dal principio alla fine, meglio se sotto l’effetto di un tasso alcolemico da galera. E poi d'altra parte manca anche (quasi) ogni concessione al pop, al ritornello, ogni strizzatina d’occhio a radio e college, perfino nei momenti più zuccherosi di Snow Bound. Godevole.
Il vinile originale, una private press a nome Uncle Dirty's (label bianca), si colloca stabilmente nei territori a 3 cifre, con picchi (esagerati) di oltre 500 $. Con meno di 300 $ non è facile trovare una buona copia. Dovrebbe esistere una ristampa Breeder (label arancione) che abbassa i prezzi fino ad una cinquantina di dollari. Il CD, come tanti di casa Radioactive, non è molto economico (attorno ai 15 euro usato). Download digitale disponibile su Amazon (7 euro sulla piattaforma italiana), ma brani disponibili pure su Spotify, dove si possono ascoltare anche alcuni B-Side che non compaiono nella versione in CD: canzoni presumibilmente incise dopo l’album ufficiale, meno acidi ma potentissimi, come una versione grunge di Montrose più BOC; notevoli, e questa volta ben prodotti.
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