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Fra qualche anno, mentre ci troveremo seduti al tavolino di un bar, d’improvviso ci renderemo conto, quasi dal nulla. Ore di Avetrana in TV, per tenerci occupati, pretesto per lasciare il dibattito vero in secondo piano, ancora. E noi come balenghi a caderci. Prendiamo l’ultima, il caso Ruby: parlando qui e la con la gente mi son reso conto che molti si concentrano su di lei, sulla sua minore età (ex minore età adesso), sulla morbosità sessuale della cosa, mentre il punto fondamentale è un altro, è la telefonata, è l’abuso del potere da parte di un primo ministro, ma quasi nessuno ci si sofferma.
Mi diceva una mia amica in chat questa mattina:
ci stanno distraendo e nessuno se ne rende conto, è come quando cade un bambino, se lo distrai non piange. Ecco, noi siamo quel bambino.
E questa è una cosa che in fondo senti dire a tanta gente, come un dato di fatto acquisito, eppure nonostante tutto ci caschiamo sempre, ci sbucciamo il ginocchio ma nel momento in cui il pianto sta per scoppiare ecco che, come per magia, ci fanno il trucco del pollice che si stacca. Allo stesso modo, come un bimbo alla seconda volta capisce che il pollice in realtà non si stacca per davvero ma continua a volerci credere, così noi, pur consci dell’illusione, non resistiamo alla tentazione di autoconvincerci della magia, perché in fondo è più semplice che costringere il cervello a pensare che siamo caduti per un nostro errore, che il ginocchio sanguina e fa male e che, se non impareremo, presto succederà di nuovo.
In alternativa, c’è un altro esempio: è la mossa Kansas City di Bruce Willis, che tutto sommato adempie alla stessa funzione.