Mike (Channing Tatum), di giorno muratore e di notte spogliarellista col sogno di costruire mobili personalizzati, decide di dare una mano a un diciannovenne spiantato (Alex Pettyfer) che finirà per prendergli tutto ma gli farà capire cosa davvero conta nella vita.
Il quarantanovenne Soderbergh, giunto al ventiquattresimo lungometraggio in ventitre anni, nella sua carriera ha dimostrato di sapere stupire (Sesso, bugie e videotape), intrattenere (Ocean’s Eleven), riflettere (Erin Brokovich), insegnare (Che) e anche annoiare con progetti ambiziosi ma deludenti. Sicuramente l’ultimo suo film appartiene a questo filone. Atteso come commedia drammatica sul mondo degli striptease maschili, il film non ha nulla di sexy, scintillante, divertente o drammatico. Di drammatico, c’è solo l'imbarazzante copione, scritto malissimo dal trentenne esordiente Reid Carolin che è anche produttore del film assieme a Channing Tatum, che ne è invece protagonista e ispiratore. Magic Mike è infatti il nome con cui Tatum si esibiva come spogliarellista quando aveva diciannove anni e di giorno faceva il muratore. Ora di anni ne ha trentadue ed è ancora credibile come spogliarellista e ce la sta mettendo tutta per esserlo anche come attore. Al suo fianco altri bellimbusti, di svariate età (passiamo dai 22 anni di Pettyfer ai 43 di McConaughey), che provano a recitare e si alternano in striptease coreografati, montati e musicati male. Non che le scene dialogate siano meglio e il pessimo doppiaggio non aiuta a rendere il tutto meno imbarazzante. Anche l'unica presenza femminile del film, Cody Horn, non brilla di certo per talento o per simpatia.
Come già anticipato però, il problema principale è la sceneggiatura: l'introduzione dei personaggi è qualcosa di indegno, così come il fastidioso finale.
Incurante del prodotto e del target, Soderbergh filma alcune scene (quelle di sesso) con il suo solito tocco artistico, peccato che in una pellicola del genere lo stile e l’arte non c’entrino molto.
VOTO: 4