“Qui a Bari lo Stato non si vede”. E’ il grido d’allarme dell’Associazione nazionale magistrati del distretto barese, lanciato nell’aula magna della Corte d’appello, oggi durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Il riferimento è all’inaccettabile situazione dell’edilizia giudiziaria, da tempo denunciata dall’Anm.
“Il Tribunale è la casa di tutti i i cittadini – ha ricordato il presidente della giunta distrettuale dell’Anm di Bari, Marco Guida – dove si amministra in nome del popolo italiano la giustizia, dove lo Stato deve essere recepito nella sua massima intensità, perché è il luogo dove si ripristina la legalità, dove si compongono i conflitti, si sanano le regole violate, dove si tutela il principio della libera convivenza fondata sul rispetto delle norme. Il tribunale è il luogo dove i cittadini vedono lo Stato. Ma qui a Bari lo Stato non si vede”.
Guida ha aggiunto che i magistrati vogliono soltanto “tutelare da un lato la dignità dello Stato e dall’altro la dignità dei lavoratori. Qual è la dignità dello Stato – si è chiesto però Guida – quando le udienze penali al Tribunale per minorenni vengono celebrate praticamente per strada, in un locale che si affaccia sulla pubblica via e dove il lunedì le voci dei giudici e degli avvocati si confondono con quella del bancarellaio del mercato?”. E ancora: “Qual è la dignità dello Stato quando le udienze penali del Tribunale distrettuale (via Nazariantz, ndr) vengono celebrate in aule piccole ed anguste, senza le gabbie per i detenuti, con un riscaldamento che va a singhiozzo, con il pericolo di calcinacci che cadono dentro e fuori, impianti idraulici fatiscenti, crepe che aprono vedute all’esterno, infiltrazioni di acqua?”.
“Vorremmo – ha concluso il presidente dell’Anm di Bari – prima di tutto come funzionari dello Stato e poi come lavoratori, ricevere una risposta chiara, in tempi certi: troppe volte negli ultimi anni ci sono state fatte promesse, anzi, prospettate granitiche certezze, ipotizzando ora progetti faraonici ora soluzioni minimaliste”. Di “diffusa precarietà delle strutture giudiziarie” ha parlato anche il presidente della Corte d’Appello di Bari, Vito Marino Caferra, nella sua relazione, sottolineando la “situazione di impasse” e la mancanza di “necessarie e responsabili iniziative di ordine politico-amministrativo, che diano l’avvio ad una soluzione ragionevole del problema”.