di Vincenzo Scarpello
Nota introduttiva in occasione del convegno “Dallo Statuto alla Costituzione” organizzato dalla sezione del Basso Salento di Società di Storia Patria per la Puglia” – Maglie 25 febbraio 2011.
Le attuali celebrazioni del centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, lungi dal costituire un rituale di bolsa ed abusata retorica, devono costituire un’occasione unica di riflessione sulla nostra Identità di Nazione, sui miti fondativi della Patria e su ciò che in futuro rimarrà di questo anniversario, che come ogni ricorrenza, qualora non trasmetta un messaggio ma rimanga una mera rievocazione di nomi, una elencazione di eventi, una liturgia laica, rischia di non trasmettere nulla di nuovo e di buono.
Sul cosiddetto Risorgimento italiano è in corso da ormai molti anni (le prime opere “pioneristiche” risalgono ai primissimi anni del dopoguerra) una doverosa rivisitazione ed un ripensamento complessivo di ciò che è veramente stato. Opera senza dubbio storicamente meritoria, ma che rischia di far perdere di vista quell’orizzonte valoriale di principi, di idealità, di profondi significati che è doveroso non perdere mai di vista. Il rischio che si corre, anche questa volta, è quello di vedere il paese diviso ancora una volta tra risorgimentalisti, che nel generoso tentativo di difendere proprio quei valori di Unità e di italianità, di libertà e di democrazia, rischiano di tornare indietro ad una visione oleografica del risorgimento, un quadretto dal libro cuore che rende vano lo spirito di ogni celebrazione, e da un altro lato gli antirisorgimentalisti, che nell’altrettanto generoso tentativo di mettere in evidenza i limiti e le tantissime criticità di quegli anni, finiscono o per cadere nell’aridissimo nostalgismo dell’epoca in cui l’Italia era territorialmente divisa (ciò non significa però che gli Stati dell’Italia non abbiano visto lo splendore di una storia gloriosa, come dimostra quella del regno di Napoli, poi Regno delle Due Sicilie, o della Repubblica di Venezia, o dello Stato Pontificio) o, peggio ancora, cadere in quel meridionalismo senza prospettive, trascurando quei Principi di Patria, di Libertà e di italianità, in nome dei quali in tante guerre (tra cui una disastrosa Guerra Civile) sono morti e continuano a sacrificare la propria vita i nostri militari (nostri anche perché soprattutto Meridionali).
Queste celebrazioni costituiscono pertanto una circostanza unica ed irripetibile per riflettere sui valori, su ciò che veramente ci unisce, perché l’Italia è esistita molti secoli prima del risorgimento. Ad unificarla è stata l’arte, la cultura, la lingua e soprattutto la Religione Cristiana, l’ethos profondo del popolo italiano, l’essere la Capitale d’Italia anche la Sede della Cristianità Universale, avendo nel contempo sulle spalle un gloriosissimo passato di universalità nel nome di quella Roma, che con le sue leggi e con il suo modello politico costituisce ancora oggi per tutto il mondo un faro di Civiltà.