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Maglie: un restauro che ha cancellato la memoria di una profonda devozione popolare

Creato il 25 agosto 2014 da Cultura Salentina

Maglie: un restauro che ha cancellato la memoria di una profonda devozione popolare

25 agosto 2014 di Vincenzo D'Aurelio

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Maglie, Chiesa Madonna delle Grazie, Pala (XVI sec.) restaurata – olio su tela (ph. M. Minutello) .

Il 16 settembre 2005 la Giunta comunale di Maglie ha approvato un progetto di finanziamento, sovvenzionato dalla Provincia, per l’ammontare di 1,2 milioni di euro destinati a sussidiare il restauro del patrimonio architettonico e artistico di alcune tra le principali chiese magliesi.

Tra gli edifici religiosi beneficiati vi è stata la Madonna delle Grazie che ha ricevuto un fondo di 144 mila destinato al restauro della seicentesca pala raffigurante la titolare, delle tele degli Apostoli e degli affreschi con la “Cacciata dall’Eden”.

L’impegno pubblico e l’utilizzo di risorse finanziarie per la salvaguardia del patrimonio artistico o, in genere, di interesse storico merita un apprezzamento particolare e specialmente in questi tristi anni di declino culturale e di irresponsabilità diffusa.

Finalmente, lo scorso febbraio la pala è tornata a splendere nell’altare maggiore sorprendendo tanti che a quell’immagine hanno dedicato preghiere e studio o, semplicemente, le erano affezionati. Un sorprendere, in realtà, che ha suscitato il disappunto di molti magliesi perché contrariati dalla rimozione di una settecentesca veduta di Maglie che, nella prima metà dell’Ottocento, un ignoto pittore aggiunse durante altri lavori di restauro. Motivo della scelta, autorizzata dalla Sovrintendenza competente per la provincia di Lecce, è la scoperta di una porzione del dipinto originale, raffigurante due tipici simboli mariani e cioè una torre e un bosco, che l’aggiunta postuma aveva coperto. Il ripristino dell’immagine originaria, secondo i responsabili del restauro, ha potuto ristabilire l’equilibrio e l’idea della creazione artistica originaria. Questo, a parere di chi scrive, non è però sufficiente a motivare l’intervento eseguito che di fatto è scellerato ed intollerabile.

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Parte riportata alla luce a seguito della rimozione della veduta

 

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Veduta di Maglie rimossa (XIX sec.)

La veduta, difatti, pur essendo un’integrazione successiva, rappresentava una testimonianza del passato e forniva la prova sia del legame antichissimo e sia della fervente devozione che il popolo di Maglie ha da sempre riservato alla sua Madonna delle Grazie. Alla Vergine, difatti, già da fine Cinquecento era consacrata una Confraternita – tuttora esistente – che nel secolo successivo commissionò e fece anche realizzare la costruzione della splendida Colonna alla stessa Madre dedicata. Quando a quell’anonimo pittore gli fu chiesto di dipingere una “Maglie” ai piedi della Grazia era per significare – e altra motivazione logica non è formulabile – proprio l’amore del popolo magliese verso Colei che è stata da sempre ritenuta una protettrice. I documenti comprovano tale devozione come, per esempio, attesta la conclusione del panegirico intitolato “La Madonna delle Grazie è il genio tutelare della patria” tenuto a Maglie l’8 settembre 1912 dal sacerdote soletano Giuseppe Stanca (1879-1959), brillante predicatore richiesto in tutte le diocesi del Salento. In essa, l’erudito panegirista appunta:

«[…] all’inno universale aggiunge una strofa, come fermaglio d’oro nella ghirlanda, questo popolo [di Maglie] a te devoto, che ti ha dedicato una chiesa e un sodalizio e ti venera come sua Patrona […]. La pagina della protezione e la pagina del culto […] io le vedo sintetizzate nella statua della Madonna delle Grazie custodita in chiesa, nella Statua della Madonna eretta sull’alto obelisco all’ingresso del paese […]. La statua della chiesa mi dice che la Madonna delle Grazie è il genio tutelare della patria. Rimane l’effige di Maria simbolo di protezione e di difesa; rimanga ai tuoi piedi il cuore del popolo come tempio di fede, come altare di virtù, come monumento d’amore. E tu, o Maria, con pupilla di Madre guarda il cuore del tuo popolo, fiammante ai tuoi piedi; benedicilo oggi, proteggilo sempre, non abbandonarlo mai, nella vita, nella morte, nella gloria» (1).

La veduta, inoltre, era la riproduzione di un paesaggio settecentesco molto realistico, con in primo piano la Colonna e la Chiesa Madre, e difatti aveva moltissime corrispondenze con la famosissima “Veduta di Maglie” (1781) del Despréz.

La perdita definitiva di questa importantissima testimonianza, dunque, ha arrecato un danno molto grave alla comunità di Maglie perché ha tolto alla Città non solo una tessera preziosa della sua storia sociale e religiosa ma ha anche violentato il suo intimo senso del sacro che gli avi, attraverso la veduta, vollero indelebilmente e con tanto ardore fissare in quell’immagine. La pala resta ancora bella ma ora è, in un certo senso, anonima, muta e ridotta semplicemente a un esempio delle tanto diffuse opere tardo-manieristiche realizzate nel Salento del Seicento.

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Maglie, Chiesa Madonna delle Grazie, Pala (XVI sec.) prima del restauro- olio su tela (ph. R. Toma) .

Il restauro doveva esclusivamente garantire la conservazione del dipinto e tenere conto di quello che è stato il suo ruolo nella storia della stessa comunità. Gli studiosi d’arte, difatti, considerano spesso le aggiunte come un’evoluzione dell’opera, una sorta di adattamento dell’idea artistica al tempo e all’uomo. Quella nel quadro delle Grazie, inoltre, non comprometteva e non falsava – semmai li enfatizzava – sia il messaggio iconologico e sia i modelli iconografici e per di più essa non pregiudicava né la conservazione dell’opera originaria né tantomeno poteva considerarsi una superfetazione priva di interesse storico e/o artistico. Quella veduta di Maglie altro non era che la testimonianza di una fase storica ben precisa e cioè quella del tempo in cui il popolo magliese, attraverso la committenza di Salvatore Droso (XVII sec.) e la Confraternita, volle fissare a imperitura memoria la sua devozione verso quell’amatissima Vergine. L’aggiunta, in definitiva, era per principio legittimata a restare impressa in quel quadro e per di più perché rappresentava anche una vera e propria istanza storica la quale, per principio, non è eliminabile. Un restauro, difatti, deve sì riportare l’opera alla sua iniziale concezione artistica ma senza cancellare le modifiche apportate nel tempo se esse sono una testimonianza della storia dell’opera stessa.

Considerando le sofisticate tecniche di restauro oggi esistenti è impossibile comprendere il motivo per il quale non sia stato preso in considerazione un protocollo alternativo per recuperare anche quella veduta ed è altrettanto inaccettabile che un intervento così invasivo non abbia sollevato, per tempo, dubbi e perplessità specialmente da parte di chi doveva diligentemente indagare sulla storicità di quell’opera. Il danno è dunque fatto, nessuno potrà ridare alla comunità di Maglie quella splendida veduta e chi vorrà ricordarla dovrà accontentarsi della riproduzione che fa bella mostra nella stessa chiesa accanto alla pala originale. Un danno irreversibile alla memoria storica, dunque, è ciò che resta di quest’infelice restauro.

 

(1) L. MANNI, Santi e Miracoli nel Salento dai panegirici di Papa Peppino, Congedo Ed., Galatina 1996, p. 65.


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